Respinge le accuse l’ex presidente dell’Amap ed ex assessore comunale alle Opere pubbliche, Maria Prestigiacomo, mentre il vice sindaco Carolina Varchi ha annunciato che l’amministrazione è pronta a costituirsi parte civile contro i vertici attuali e precedenti della partecipata. La strategia difensiva che dovrebbe smontare le contestazioni che hanno portato al sequestro preventivo, eseguito ieri dalla Guardia di Finanza, si basa su un semplice ragionamento.
“Siamo accusati di aver dichiarato il falso ai funzionari della Bei ma noi dello sversamento dei fanghi in mare l’abbiamo saputo solo 4 anni dopo, ovvero nel 2021”, è la verità dell’ex assessore Prestigiacomo. “Quando chiedemmo il finanziamento non eravamo a conoscenza di nessuna denuncia e comunque il processo per i reati ambientali non si è ancora celebrato perché l’udienza preliminare è stata rinviata a luglio”.
I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro emesso dal gip di Palermo, su richiesta della procura europea (Eppo – European Public Prosecutor’s Office), ufficio di Palermo, nei confronti dell’Amap di Palermo, società a capitale interamente pubblico che gestisce il servizio idrico nel capoluogo e in provincia e nei confronti dei vertici dell’azienda Giuseppe Ragonese, 63 anni, direttore generale di Amap Spa, Alessandro Di Martino, 53 anni, amministratore unico di Amap spa dal 18 marzo 2019, e Maria Concetta Prestigiacomo, 70 anni, amministratore unico di Amap dal 23 marzo 2014 al 18 marzo 2019.
Sono tutti e tre indagati per per indebita percezione di erogazioni pubbliche aggravato dalla qualifica di “incaricati di pubblico servizio”. Secondo le indagini dei finanzieri avrebbero causato un danno superiore a 100 mila euro agli interessi finanziari dell’unione europea.
Le indagini partono dalla denuncia della Banca Europea degli Investimenti (Bei) direttamente presso la sede Eppo di Lussemburgo e sono state condotte dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, diretti dal colonnello Gianluca Angelini, sotto il coordinamento della procura europea, hanno riguardato un prestito agevolato di circa 20 milioni di euro che la società pubblica aveva ottenuto dalla Bei sul fondo europeo per gli investimenti strategici (“Efsi”) con garanzia concessa dall’unione europea, per la realizzazione di un programma di investimento nel settore della produzione di acqua potabile e trattamento delle acque reflue.
I manager dell’azienda, secondo le indagini per impedire a Bei di procedere alle valutazioni di competenza in merito al rispetto delle condizioni per l’ottenimento o la revoca del finanziamento erogato, avrebbero consapevolmente omesso di comunicare alla banca che tra il 2017 e il 2020, di gravi e reiterate violazioni, anche di rilevanza penale, in materia ambientale, sfociate in un’ordinanza di commissariamento giudiziale emessa nel 2021 dal gip di Palermo e nella successiva richiesta di rinvio a giudizio dei responsabili. L’udienza per il rinvio a giudizio è fissata a luglio. Per questo motivo il sequestro preventivo disposto dal gip è stato di circa 20 milioni di euro, poiché sarebbe stato ottenuto attraverso mancate comunicazioni degli indagati.
“Siamo estremamente preoccupati per il futuro dell’Amap: gli istituti bancari hanno infatti bloccato il pagamento degli stipendi ai 686 dipendenti e anche le forniture potrebbero essere a rischio, dal carburante alle sostanze per il trattamento delle acque. Chiediamo alle istituzioni di intervenire per evitare un’emergenza che potrebbe travolgere Palermo e quasi tutta l’area metropolitana”. Lo dice Giuseppe Badagliacca di Federenergia Cisal. “Siamo rispettosi del lavoro degli inquirenti e ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso in tempi rapidi, punendo eventuali comportamenti illeciti – continua Badagliacca – Il blocco della liquidità dell’azienda rischia però di avere conseguenze anche su un servizio delicatissimo come quello idrico e quindi su centinaia di migliaia di cittadini”.