Il bilancio è salvo e la Legge di stabilità ha retto ma anche se l’impugnativa partita da Roma non ha effetti disastrosi sui conti della Regione, ne ha sui precari. “Ci sono più di quattromila lavoratori, a cui il Governo regionale aveva assicurato la fuoriuscita dall’incubo della precarietà, e che oggi si ritrovano senza certezze. Ci sono decine e decine di sindaci che pensavano di poter rendere più efficiente la macchina comunale con i processi di stabilizzazione del personale e che invece si ritrovano, anche loro, senza certezze. Ma per il governo Musumeci la manovra ha retto. Se non ci fossero di mezzo le vite di migliaia di siciliani verrebbe da dire che dalla tragedia siamo precipitati nella farsa”. dice senza mezzi termini Claudio Fava sugli articoli della finanziaria regionale impugnati dal Consiglio dei Ministri.
Il governo siciliano non conta nulla a Roma
Ma le reazioni politiche vanno oltre “A farne le spese sono proprio i lavoratori Asu che si vedono scippati per l’ennesima volta, in questi venti anni, dell’opportunità di venire stabilizzati” dice il deputato regionale Carmelo Pullara Presidente e segretario organizzativo di Onda, Movimento Popolare Regionalista.
“Questa ennesima bocciatura del governo nazionale – prosegue il deputato- si abbatte sul nostro lavoro e sulle nostre battaglia ma in maggior modo sulla pelle di questi lavoratori vessati e presi in giro da anni con promesse su promesse mai realizzate. E’ ovvio ovvio che il dialogo (fra Palermo e Roma ndr) non c’è e che questa è la riconferma che noi siciliani a Roma non contiamo nulla anzi contiamo come il ‘due di coppe quando la briscola è bastoni’. Altro che sud ed interesse per i siciliani”.
Dure anche le reazioni sindacali
“Sulla pelle dei lavoratori non si scherza. Governo e Ars ci convochino immediatamente per trovare una soluzione condivisa e finalmente definitiva alla questione Asu”. A dirlo i segretari regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e UilTemp, Gaetano Agliozzo, Paolo Montera e Danilo Borrelli, appreso dell’impugnativa dell’articolo 36 della Legge di Stabilità regionale relativa alla “stabilizzazione e fuoriuscita del personale Asu” da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri.
“Come era, purtroppo, prevedibile e malgrado i chiarimenti resi con le controdeduzioni ai rilievi del MEF – proseguono – la norma non ha passato il vaglio di Roma. Tutto ciò non è altro che la conseguenza di un rapporto politico-tecnico labile, se non inesistente, tra Governo regionale e Governo nazionale. E questo non è più ammissibile perché ci sono norme, delicate e complesse per il loro contenuto, che vanno accompagnate passo dopo passo fino a poter dispiegare i loro effetti”.
“Adesso – concludono Agliozzo, Montera e Borrelli – occorre rimediare, e al più presto, per chiudere questa terribile pagina di precariato tutto siciliano che interessa 4.571 lavoratori che per 595 euro al mese circa, hanno tenuto in vita uffici, musei, aree archeologiche e che da anni ormai portano avanti, con grande senso di responsabilità, ruoli e mansioni importanti ma che non gli sono riconosciuti. Per questo serve grande coesione e il sostegno di tutte le forze politiche, a livello nazionale e regionale”.
Necessario un tavolo permanente di confronto e soluzione
“A questo punto è necessario convocare subito il tavolo permanente al quale porteremo tre proposte: strutturalità del finanziamento fino al 2038, trasformazione dei contratti a tempo indeterminato almeno per le stesse ore attuali, aumento complessivo della dote finanziaria per la fuoriuscita incentivata ma senza paletti di alcun tipo. I lavoratori sono stanchi dei rimpalli e dei rinvii, hanno diritto ad avere risposte concrete e pertanto, in attesa della convocazione del tavolo, si conferma lo stato di agitazione” dicono Giuseppe Badagliacca, Clara Crocè e Gianluca Cannella del sindacato Csa-Cisal.
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