Aumenta l’esercito degli italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel 2015 si stima che 4 milioni e 598mila individui siano in condizioni di povertà assoluta: è il numero più alto dal 2005. La povertà colpisce soprattutto le famiglie numerose e cresce in modo rilevante tra i giovani, mentre resta stabile tra gli anziani.
A livello territoriale è il Mezzogiorno a registrare i valori più elevati di povertà assoluta (9,1% di famiglie, 10,0% di persone) e il Centro quelli più bassi (4,2% di famiglie, 5,6% di persone). Deciso ampliamento della povertà nelle regioni del Nord, dal 4,2% al 5%.
La povertà assoluta risulta contenuta tra le famiglie di soli italiani (4,4%) mentre si attesta su valori molto più elevati tra quelle con componenti stranieri: 14,1% per le miste, 28,3% per le famiglie di soli stranieri; in quest’ultimo caso si passa dal 23,4% del 2014 al 28,3% del 2015, con margini più accentuati nel Nord (dal 24% al 32,1%).L’intensità della povertà l’anno scorso è risultata pari al 23,1% e corrisponde a una spesa media equivalente delle famiglie
povere pari a 808,36 euro mensili; nel 2014 era di 811,31 euro mensili (22,1%).Nel Mezzogiorno, alla più ampia diffusione della povertà si associa la maggiore gravità del fenomeno; la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere è pari a 785,75 euro, contro 804,23 euro rilevati nel 2014, l’intensità è salita da 22,8 a 25,2%.Nel Nord e nel Centro, dove la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere è più elevata (841,64 e 853,11 euro rispettivamente), l’intensità è in leggero calo, da 21,5% a 19,9% e da 19,8% a 18,8%.Nel dettaglio territoriale, Lombardia (4,6%), Emilia Romagna
(4,8), Veneto (4,9%) e Toscana (5,0%) presentano i valori più bassi dell’incidenza di povertà relativa. Ad eccezione
dell’Abruzzo (11,2%), che mostra un valore dell’incidenza non statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le
regioni del Mezzogiorno la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese; le situazioni più gravi si osservano tra le
famiglie residenti in Calabria (28,2%) e Sicilia (25,3%).
L’incidenza della povertà assoluta si mantiene sostanzialmente stabile sui livelli stimati negli ultimi tre anni per le famiglie, con variazioni annuali statisticamente non significative (6,1% delle famiglie residenti nel 2015, 5,7% nel 2014, 6,3% nel 2013), cresce invece se misurata in termini di persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e 7,3% nel 2013).
Aumenta la povertà al Nord nelle famiglie straniere – Questo andamento nel corso dell’ultimo anno si deve principalmente all’aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose. L’incidenza della povertà assoluta aumenta al Nord sia in termini di famiglie (da 4,2 del 2014 a 5,0%) sia di persone (da 5,7 a 6,7%) soprattutto per l’ampliarsi del fenomeno tra le famiglie di soli stranieri (da 24,0 a 32,1%).
Segnali di peggioramento si registrano anche tra le famiglie che risiedono nei comuni centro di area metropolitana (l’incidenza aumenta da 5,3 del 2014 a 7,2%) e tra quelle con persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (da 6,0 a 7,5%).
L’incidenza di povertà assoluta diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento (il valore minimo, 4,0%, tra le famiglie con persona di riferimento ultrasessantaquattrenne) e del suo titolo di studio (se è almeno diplomata l’incidenza è poco più di un terzo di quella rilevata per chi ha al massimo la licenza elementare).
Si amplia l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata (da 5,2 del 2014 a 6,1%), in particolare se operaio (da 9,7 a 11,7%). Rimane contenuta tra le famiglie con persona di riferimento dirigente, quadro e impiegato (1,9%) e ritirata dal lavoro (3,%).
Anche la povertà relativa risulta stabile nel 2015 in termini di famiglie (2 milioni 678 mila, pari al 10,4% delle famiglie residenti dal 10,3% del 2014) mentre aumenta in termini di persone (8 milioni 307 mila, pari al 13,7% delle persone residenti dal 12,9% del 2014). Analogamente a quanto accaduto per la poverta’ assoluta, nel 2015 la poverta’ relativa e’ piu’ diffusa tra le famiglie numerose, in particolare tra quelle con 4 componenti (da 14,9 del 2014 a 16,6%,) o 5 e piu’ (da 28,0 a 31,1%).
L’incidenza di povertà relativa aumenta tra le famiglie con persona di riferimento operaio (18,1% da 15,5% del 2014) o di eta’ compresa fra i 45 e i 54 anni (11,9% da 10,2% del 2014). Peggiorano anche le condizioni delle famiglie con membri aggregati (23,4% del 2015 da 19,2% del 2014) e di quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (29,0% da 23,9% del 2014), soprattutto nel Mezzogiorno (38,2% da 29,5% del 2014) dove risultano relativamente povere quasi quattro famiglie su dieci.
Pippo Di Natale, portavoce del Forum Terzo Settore Sicilia commenta: “Di più drammatico del dato sulla povertà in Sicilia, reso noto oggi dall’ISTAT, ci sono l’indifferenza della politica e le inutili parole e vuoti proclami del presidente Crocetta.
Ci spieghino perché nel 2015 e nel 2016 non è stato speso un euro delle risorse messe a disposizione dalla programmazione comunitaria 2014/2020 per le politiche di inclusione sociale.
Ci informino perché non è stata posta all’ordine del giorno dell’Ars la proposta di legge di iniziativa popolare di contrasto alla povertà assoluta in Sicilia.
Non è più tempo di parole e di sterili enunciazioni è l’ora di agire.
Crocetta convochi immediatamente un tavolo con tutti i soggetti interessati, si faccia un censimento delle risorse disponibili (comunitarie, nazionali e regionali) e siano avviati tutti gli interventi necessari, senza inventarsi nulla ma attuando quanto già sperimentato e individuato nelle linee guida approvate dalla conferenza stato regioni.
Il terzo settore con tutte le sue componenti (volontariato, associazionismo, cooperazione sociale, fondazioni) è pronto a fare la sua parte, augurandosi che anche la politica, le istituzioni facciano la loro”.