In occasione della VI giornata mondiale delle povertà, che si terrà il 13 novembre prossimo la Missione Speranza e Carità di Palermo lancia un allarme: in questa società sono sempre di più i poveri che chiedono aiuto.
“Non possiamo rimanere inermi”
“Rivolgo un grido disperato ma di speranza all’intera società, non possiamo rimanere inermi spettatori davanti alle tante difficoltà, sofferenze ed emarginazione”.
Sono queste le parole di Fratel Biagio Conte, fondatore della Missione di Speranza e Carità di Palermo che accoglie circa 600 persone in difficoltà, nonostante le tante difficoltà dovute alla chemioterapia per combattere il cancro, ha un pensiero per tutti e lancia questo nuovo allarme.
Tanti e gravi problemi vissuti da chi chiede aiuto alla Missione
“Sono circa una decina le persone al giorno che chiedono aiuto alla Missione: bussano alle nostre porte, chiamano al telefono”. Lo dice Riccardo Rossi Portavoce della Missione di Speranza e Carità. “Da noi arrivano sempre più famiglie in difficoltà, che chiedono da mangiare e in tanti casi anche alloggio. Sono sempre di più i giovani sbandati che vengono a chiedere accoglienza. Tante persone condannate per i reati, sempre più frequenti, chiedono di svolgere servizi alternativi al carcere in Missione. Altre persone che domandano aiuto hanno forti disturbi comportamentali, problematiche che la Missione non è in grado di affrontare. Vi è anche un pericoloso aumento, delle dipendenze da alcool e droga. Sono numerosi i comuni siciliani che contattano la nostra comunità perché non hanno posti di accoglienza e ne chiedono disponibilità, chiamano anche istituti penitenziari, Cas (centri di accoglienza straordinari) e ospedali che propongono ospitalità anche di persone con problemi seri di salute o psichici, conclude Riccardo Rossi Portavoce della Missione di Speranza e Carità.
“Responsabili di questa profonda crisi, non sappiamo amare”
“Non possiamo continuare a chiudere gli occhi – spiega Fratel Biagio- e a fare finta di non vedere e così diventiamo responsabili di questa profonda crisi, dell’umanità, dei cuori duri e aridi, che però sanno ben usare i telefonini, il computer, vestire alla moda, sprofondando nei vizi e nei piaceri, sprecando i soldi in giochi d’azzardo, in vacanze ricolme di lusso.
Ma si scopre però che non sappiamo amare, donare, aiutare e non troviamo il tempo di pregare, per chiedere l’aiuto al buon Dio. Il nostro io, il potere, la rivalità e l’avidità non edificano ma demoliscono la pace, la solidarietà, l’aiuto verso il nostro prossimo”.
“Ascoltiamo il grido di aiuto di chi non ha lavoro e casa”
“Bisogna urgentemente scendere dal nostro piedistallo per scoprire che siamo tutti preziosi figli del buon Dio chiamati a costruire insieme un mondo migliore. E non ignoriamo il grido di chi non lavora e vede minacciato il proprio futuro, perde la casa, la famiglia, i figli e la propria dignità. Responsabili ascoltate il grido disperato di chi non ha lavoro e la casa, e diamo anche futuro ai nostri giovani”.
“Costruire la pace nel nostro cuore”
“Chi ha e non dona a chi è nel bisogno, cioè al più debole, non è un cittadino, cioè un uomo e una donna di vera giustizia, di vera pace e di vera speranza. Vogliamo e pretendiamo la pace, conclude Fratel Biagio- ma prima dobbiamo costruirla nel nostro cuore, nella nostra città, nella nostra regione e nazione e allora sì che otterremo la pace, insieme a tutte le nazioni e tutti i popoli”.
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