Antonio Ingrassia potrà tornare al suo posto di lavoro in Poste Italiane. Lo ha stabilito il Tribunale di Termini Imerese che ha condannato l’ente alla reintegrazione del dipendente ed anche all’indennizzo.
La contestazione promossa dall’azienda, infatti, è stata tardiva. Ingrassia nel 2011 aveva negoziato 54 Buoni Fruttiferi Postali (Bfp) clonati, l’azienda lo aveva licenziato cinque anni dopo: troppo tardi.
Il 15 gennaio 2016 l’ ex dipendente delle Poste e ora consigliere comunale di Misilmeri, aveva ricevuto da parte di Poste Italiane una contestazione disciplinare per aver “illegittimamente” negoziato, tra aprile e luglio 2011, 54 Buoni Fruttiferi Postali clonati per un ammontare complessivo di 400 mila euro.
I difensori di Ingrassia – gli avvocati Lorenzo Maria Dentici e Giuseppe Massimo Punzi – hanno chiesto al giudice, una volta accertata “l’illegittimità del provvedimento disciplinare nei confronti di Ingrassia”, di annullare il licenziamento e condannare Poste italiane alla reintegrazione nel posto di lavoro e al pagamento della prevista indennità risarcitoria.
Con sentenza dello scorso 30 marzo, il giudice del lavoro di Termini Imerese, Chiara Gagliano, che ha comunque dato atto del ruolo di controllo che avrebbe dovuto avere nella vicenda il direttore della filiale, ha annullato il licenziamento per la tardività della contestazione.