Vengono sorpresi e multati dopo essere arrivati a Palermo con denaro superiore ai 10 mila euro, non dichiarandolo al loro arrivo. Dopo la scoperta degli agenti delle Dogane e della Guardia di Finanza è scattata la sanzione.
Nell’ambito delle attività di contrasto alla movimentazione transfrontaliera illecita di valuta, i funzionari Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, (ADM) di Palermo, hanno elevato due sanzioni nei confronti di due uomini che non hanno dichiarato il possesso di valuta superiore a 10 mila euro all’atto dell’effettuazione delle operazioni doganali. Le operazioni in collaborazione con la Guardia di Finanza.
Nella prima operazione, il comandante di una nave merci, proveniente dall’estero, non ha dichiarato il possesso di oltre 18 mila euro. Nella seconda, un viaggiatore, in partenza per la Tunisia, aveva dichiarato di trasportare circa 9.000 euro; ma, invece, da un controllo più approfondito sono stati rinvenuti oltre 12 mila euro in suo
possesso. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di estinguere immediatamente l’illecito con il
pagamento di una sanzione ridotta.
Nelle scorse settimane la Guardia di Finanza di Palermo e i funzionari dell’ufficio delle Dogane, al Porto di Palermo, hanno sequestrato oltre 41.000 capi d’abbigliamento stipati in un semirimorchio proveniente da Tunisi e destinati a due importatori, uno con sede a Palermo e l’altro con sede nel novarese. Le operazioni di analisi e il preliminare controllo documentale del carico, hanno fatto sorgere sospetti circa l’effettiva qualità e quantità dei prodotti in esame e, pertanto, è stato approfondito il controllo del semirimorchio. L’ispezione – finalizzata dalle Fiamme Gialle e dai funzionari doganali nell’ambito dell’Operazione denominata “Fuori moda” – ha permesso di scoprire la tentata introduzione nel territorio dello Stato, in contrabbando, di oltre 41.000 capi d’abbigliamento, sottoposti, quindi, a sequestro preventivo.
I Finanzieri hanno anche denunciato i rappresentanti legali delle società importatrici, per contrabbando aggravato dalla falsità delle indicazioni apposte dagli stessi sui previsti documenti doganali. I capi d’abbigliamento, sottratti al pagamento dei previsti diritti doganali, pari a circa 30 mila Euro, qualora immessi in commercio avrebbero fruttato complessivamente alle società importatrici circa 400.000 Euro.