Restano per la maggior parte non riscosse le somme che assessori, dirigenti e funzionari devono alla Regione siciliana a seguito di sentenze pronunciate dalla Corte dei Conti. Somme di non poco conto che ammontano a poco o più di 100 milioni di euro, derivanti da almeno 190 pronunce non ancora eseguite da parte dei condannati. Ora la giunta regionale cerca di correre ai ripari dopo l’allarme lanciato dal procuratore speciale della Corte di Conti Gianluca Albo. Sarà attivato un nuovo ufficio speciale cui saranno affidati i poteri di predisposizione dei decreti di recupero, invio di diffide e messe in mora, eventuale rateizzazione o il recupero coattivo. Al nuovo ufficio speciale, che sarà affidato a un dirigente di primo piano (eventualmente da individuare anche per concorso), il compito di centralizzare le pratiche, scovare i creditori e ottenere il credito.
La relazione allegata alla delibera emessa dagli amministratori siciliani parla chiaro. Ci sono 90 sentenze che dovrebbe gestire direttamente e altre cento sparse fra i vari uffici di altri assessorati a cui di volta in volta in passato veniva affidato il compito di recuperare i crediti. Il risultato è che poco o nulla è stato recuperato e almeno altri 100 milioni sono ancora da riscuotere. Nel documento vengono elencate anche alcune sentenze risalenti agli anni Novanta, che difficilmente saranno oggetto di riscossione. Ma almeno una trentina di milioni – ha calcolato recentemente la Corte dei Conti – sono frutto di sentenze emesse in tempi recentissimi e quindi possono realisticamente essere incassati, data anche la capacità economica dei condannati: tutti assessori, ex presidenti e dirigenti di primo piano. È su queste sentenze che la Procura della Corte dei Conti ha chiesto di accendere i riflettori.
Un deciso cambio di passo potrebbe arrivare in questi giorni secondo quanto scrive il Giornale di Sicilia in edicola. La giunta Musumeci ha infatti annunciato di voler affidare il recupero coatto di queste somme attraverso Riscossione ma il rischio, secondo la Corte dei Conti è che, una volta inviate le carte a Riscossione, i crediti della Regione finiscano in un limbo che non permette di sapere né se né quando avverrà l’incasso.
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