“Voglio rassicurare gli avvoltoi che si trovano in assemblea regionale siciliana e soprattutto fuori dall’Ars. Non morirò in questi ultimi sei mesi di legislatura e non sarò sostituito, surrogato o messo da parte in nessun modo. Chi da anni mi sta col fiato sul collo sperando mi accada qualcosa prima o poi farà un passo falso dando dimostrazione pubblica delle sue intenzioni, riceverà la mia querela così come, d’altronde, ho già dato mandato ai miei avvocati per querelare tutti quegli organi di stampa che hanno parlato di compravendita di voti nell’ambito della mia vicenda giudiziaria che è di tutt’altra natura”.
E’ determinato l’On . Roberto Clemente, secondo degli eletto all’Ars nella lista Cantiere Popolare nel 2012 e condannato in primo grado, appena tre giorni fa, a sei mesi, pena sospesa, per corruzione elettorale. L’accusa riguarda la promessa fatta ad un altro candidato in lista al comune di rinunciare al seggio per lasciargli il posto se eletto all’Ars.
“Una vicenda surreale – dice Clemente a BlogSicilia – rispetto alla quale farò chiaramente ricorso in appello. Si tratta di politica. Se questo è un reato allora andrebbe imputato ogni assessore designato da un candidato sindaco solo per fare un esempio. Per questo querelerò chiunque racconti questa vicenda in modo distorto”.
Ma la condanna in primo grado al momento c’è e la questione da affrontare è quella delle conseguenze politiche di questa condanna. La Commissione verifica poteri dell’Ars dovrà valutare in base agli incartamenti che arriveranno dal tribunale “Ho già analizzato la questione con i miei avvocati. la condanna è al di sotto dei 2 anni e mezzo previsti dalla Severino e l’ipotesi di reato per la quale mi è stata comminata la condanna, peraltro sospesa, non è fra quelle contemplate proprio dalla legge Severino (esattamente come riportato dall’articolo di ieri di BlogSicilia ndr). Peraltro la pena è sospesa e dunque non produce effetti almeno fino al pronunciamento della sentenza di secondo grado anche per la Severino”.
Dunque Roberto Clemente resta all’Ars fino a fine legislatura visto che mancano, ormai, solo sei mesi o poco meno. La certezza ci sarà con il pronunciamento della Commissione verifica poteri ammesso che arrivi la documentazione dal palazzo di giustizia.
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