La Sicilia deve accelerare il passo per non perdere la fondi per ben 1,45 miliardi di euro. Un allarme lanciato dalla Cgia di Mestre. Un allarme che riguarda l’intero Paese, concentrato maggiormente nelle regioni del Mezzogiorno, dove peraltro si concentrano i maggiori aiuti, ma dove le amministrazioni sembrano avere serie difficoltà del recepimento di questi fondi.
Nel periodo 2014-20 spesi 35 miliardi su 64
“Dei 64,8 miliardi di euro di fondi europei di coesione messi a disposizione dell’Italia nel periodo 2014-2020, di cui 17 in cofinanziamento, la spesa certificata da Bruxelles al 31 dicembre scorso è stata di 35 miliardi, pari al 54% del totale. Pertanto, entro la scadenza di attuazione di questo settennato, il 31 dicembre di quest’anno, dobbiamo spendere i restanti 29,8 miliardi (pari al 46% della quota totale), di cui 10 di cofinanziamento nazionale. “Se non riusciremo a centrare questo obbiettivo, la quota di fondi Ue non utilizzati andrà persa”. Lo sottolinea oggi l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia).
Sono a rischio anche i fondi del Pnrr
Dei 19,9 miliardi di euro di risorse europee che dobbiamo “mettere a terra” entro la fine di quest’anno, 15,3 sono in capo allo Stato centrale (Progetti Pon, Fesr e Fse) e 4,6 alle Regioni. A rischio anche i fondi del Pnrr: in attesa della presentazione del nuovo stato di avanzamento da parte di Italia Domani, secondo la Nadef presentata il 27 settembre scorso, entro il 31 dicembre 2022 dovremmo aver speso 20,5 miliardi, praticamente la metà dei 41,4 previsti inizialmente dal Def. In questo caso, l’aumento del costo dei materiali avvenuto nell’ultimo anno ha frenato enormemente la realizzazione di molte opere pubbliche, facendo “saltare” molti obiettivi.
La Sicilia deve spendere 1,45 miliardi
Al 31 dicembre scorso, dei 21,2 miliardi finanziati dall’Ue e gestiti dalle Regioni nel settennio 2014-2020, 16,6 sono stati spesi e gli altri 4,6 dovranno esserlo entro quest’anno. Le amministrazioni regionali più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno: entro la fine del 2023 la Puglia deve spendere altri 335 milioni, la Calabria 616, la Campania 1,27 miliardi e la Sicilia 1,45 miliardi. In buona sostanza la percentuale di spesa realizzata sul totale da ricevere era del 65,5% in Calabria, del 65,7% in Campania e del 64% in Sicilia.
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