Costruire pozzi, sistemare e realizzare dei dissalatori, pompe di sollevamento delle acque negli invasi, sistemazione delle reti idriche colabrodo, deviazioni di fiumi e torrenti. Qualsiasi cosa per fare in fretta, subito, possibilmente prima dell’estate. Per l’emergenza idrica e la siccità, in Sicilia, fanno paura.
I poteri speciali e la fretta
La parola d’ordine è immediatamente cantierabile. Secondo quanto scrive La Repubblica, i poteri speciali che potrebbero arrivare grazie al riconoscimento dello stato d’emergenza per la siccità saranno spendibili soltanto per le opere da realizzare nell’immediato per superare, appunto, l’emergenza. Dunque, tutto e subito. Niente burocrazie o voli pindarici.
Nella richiesta di stato d’emergenza che la giunta regionale ha trasmesso al Consiglio dei ministri c’è un elenco di 52 opere da realizzare. Il prossimo appuntamento è fissato per mercoledì 17 aprile: la cabina di regia tornerà a riunirsi, guidata proprio da Renato Schifani. E in quell’occasione, i tecnici al lavoro in queste ore dovranno illustrare al presidente della Regione tutti i progetti su cui è possibile far partire subito i cantieri che sono stati rispolverati dai cassetti dell’amministrazione
Il business ai privati
Il business dell’acqua, nel frattempo, è tornato in mano ai privati. Così ecco che la cabina di regia regionale sta passando al vaglio gli interventi immediatamente possibili sui dissalatori. Un impianto mobile potrebbe essere installato a stretto giro a Termini Imerese, ma i tecnici stanno anche facendo i sopralluoghi anche a Porto Empedocle, Paceco, Trapani e Gela, dove gli impianti sono già presenti, sebbene fuori uso da almeno dieci anni.
In Sicilia è iniziata la caccia all’acqua
Sempre secondo La Repubblica, è iniziata la caccia a serbatoi e autoclavi nella Sicilia senza piogge che si prepara ad un’estate di emergenza idrica. Se a Palermo sono quintuplicati i clienti che si rivolgono alle ditte di impianti e forniture idrauliche, ad Agrigento vanno a ruba anche i bidoni con scenari di file serali alle fontane pubbliche che fanno tornare la futura capitale italiana della Cultura indietro di almeno 20 anni.
Per le famiglie la crisi idrica significa anche una spesa non prevista che può andare da 300 fino a 1.000 euro, una beffa se queste somme si aggiungono alle sempre più care bollette dei vari gestori delle reti siciliane che continuano a lasciare per strada la metà della poca acqua disponibile
Le parole di Musumeci
In Sicilia manca l’acqua e sono cominciati i razionamenti. Gli invasi che servono per fornire le tubature a Palermo e nella provincia sono al 50%. E l’Amap, la società che gestisce l’acquedotto, ha fatto scattare il piano di emergenza e ha abbassato la pressione nelle condotte. C’è paura tra gli operatori per la prossima stagione turistica.
Quanta acqua manca alla Sicilia
Per potere arrivare a fine anno la Sicilia deve recuperare 180 milioni di metri cubi d’acqua, la metà delle risorse idriche necessarie per una gestione ordinaria annuale, ha certificato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, oggi nel corso della trasmissione Il Punto dell’emittente Telecolor di Catania. Musumeci ha spiegato che la Regione siciliana ha trasmesso alla Protezione civile un elenco di 52 opere da realizzare.
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