Palermo

Pioggia di 700 emendamenti all’Ars, la riforma dei rifiuti bloccata fra vertici semi segreti e la nuova strategia ostruzionistica giallorossa

Doveva essere il giorno della riforma dei rifiuti e invece ieri i lavori dell’Ars sono durati un minuto e 49 secondi. Il tempo di aprire la seduta e dare la parola al presidente della commissione Ambiente e Territorio, Giusy Savarino, che alla luce dei circa 700 emendamenti al testo, ha chiesto un approfondimento in commissione. “Li esamineremo lunedì – ha detto Savarino intervenendo in aula – chiediamo dunque un rinvio dei lavori alla prossima settimana”. Il presidente Gianfranco Miccichè subito dopo ha chiuso la seduta aggiornando i lavori a martedì alle 16.

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Ufficialmente si è consumato in questi pochi minuti l’esito dello scontro che dura da settimane fra maggioranza e opposizione e che aveva portato all’approdo in aula della riforma in un clima pesante di scontro.

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Ma la verità è un’altra e si misura nel numero degli emendamenti e nella loro qualità e negli eventi delle ore subito precedenti e immediatamente successive all’aula.

Dei 700 emendamenti 40 sono solo quelli  governativi e questo già la dice lunga sulla volontà dello stesso governo di cambiare la riforma che ha proposto all’aula o, in taluni casi, di ripristinare qualcosa che è stato modificato in Commissione. Un segnale percepito non benissimo dai deputati.

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Poi ce ne sono un centinaio o poco più provenienti dalla compagine che sostiene il governo e fin qui potrebbe anche starci anche se forse sono un po’ troppi. Gli altri 550 circa vengono dall’opposizione e fra questi ce ne sono una marea, almeno duecento, redatti nel classico stile  che usa la politica per impantanare i lavori non certo per costruire norme. Insomma si tratta dei tradizionali emendamenti tesi a paralizzare l’iter della riforma, i così detti emendamenti ‘ostruzionistici’. Legittimi, per carità, ma non certo utili se non a ritardare, bloccare, impedire un iter lineare.

Una maggioranza salda e coesa andrebbe in aula, impiegherebbe forse due o tre giorni o anche una settimana, li boccerebbe tutti e andrebbe avanti. Ma Musumeci non può contare su una simile maggioranza ed è politicamente ricattabile. Ed è per questo che per la prima volta in due anni il governatore sceglie di scendere in campo, incontra riservatamente il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, nelle stanze del governo di Palazzo dei Normanni poi tenta la mediazione e convoca incontri singoli con i capigruppo di tutti i gruppi parlamentari per martedì mattina. Musumeci vorrebbe affrontarli tutti ma a quattrocchi uno per volta prima della conferenza dei capigruppo, quello sì un organismo statutario e chiaramente convocato, che si riunirà alle 15 sempre di martedì ovvero un’ora prima della seduta dell’Ars convocata formalmente alle 16 per riprendere da dove ieri si è lasciato.

Ma dopo la levata di scudi degli ultimi due giorni sulla quale sia il Pd che i 5 stelle lamentavano la mancanza di concertazione, l’assenza di convocazione sulla legge di riforma portata in discussione, adesso ritengono che confronto e discussione non servano più. Pd e 5 stelle si sono arroccati sulla loro posizione di ostruzionismo e intendono continuare.

“In questi mesi abbiamo dimostrato la piena disponibilità al confronto sulla ‘riforma dei rifiuti’ con la nostra partecipazione ai lavori della commissione parlamentare Ambiente, riscontrando l’indisponibilità del governo ad un dialogo costruttivo. Adesso il tentativo del presidente della Regione è tardivo, per noi la sede naturale del confronto sulle riforme è il parlamento” dice Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars, ufficializzando la richiesta finora solo nota attraverso il chiacchiericcio dei corridoi del palazzo del presidente della Regione Nello Musumeci di partecipare, martedì prossimo, ad un incontro sulla riforma.

La posizione dei 5 stelle è simile: “Il M5s all’Ars non prenderà parte all’incontro convocato da Musumeci all’Ars per martedì prossimo sul tema del ddl rifiuti”.

“Apprezziamo l’invito di Musumeci – afferma però il capogruppo Francesco Cappello – ma non possiamo che rifiutarlo, visto che tale invito è tardivo, arrivato dopo che il ddl è stato incardinato in aula ed è già scaduto il termine per gli emendamenti. Per noi la sede naturale della discussione resta l’aula, oppure la commissione Ambiente, qualora dovesse essere accolta la nostra proposta di rinvio in commissione del ddl che formalizzeremo nel corso della seduta a sala d’Ercole di martedì”.

Prove tecniche di opposizione unica e concordata di matrice giallorossa? Sembra proprio di sì. Una strategia di politica tradizionale messa in campo su una riforma importante. Una situazione di stallo che segna il cambio di passo da parte delle opposizioni . Musumeci ha di fronte un week-end lungo, quello delle festività del caro estinto durante il quale riflettere sul da farsi. In tanti giorni può succedere di tutto nei corridoi della politica. La cosa più probabile è che a questo punto si vada in aula per lunghe sedute che dureranno settimane prima di giungere all’approvazione della riforma.

Ma il rischio è importante. Anche se il governo si mettesse paziente ad affrontare emendamento per emendamento si teme che a forza di colpi di mano e maggioranze messe insieme di volta in volta la riforma possa essere stravolta da emendamenti estemporanei o da approvazioni di norme che ne vanifichino pezzi. Un rischio concreto visto che tante volte, troppe, la coalizione che sostiene il governo è stata battuta in aula anche su temi rilevanti contenuti nella finanziaria e nei suoi collegati

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