Potrebbero essere risentiti i testi chiave dell’inchiesta che nel 2016 coinvolse Pino Maniaci, il factotum dell’emittente televisiva Telejato di Partinico che finì sotto inchiesta per estorsione e diffamazione. In primo grado Maniaci venne assolto dal capo di imputazione dell’estorsione e condannato a un anno e 5 mesi per diffamazione.
Adesso si è aperto il secondo grado del processo in seguito al ricorso della Procura di Palermo contro l’assoluzione per diffamazione, mentre Maniaci ha impugnato a sua volta la parte in cui è stato condannato. La quarta sezione della Corte d’appello, presieduta da Luciana Caselli, si è riservata sulla richiesta avanzata dalla Procura generale di risentire l’ex sindaco di Partinico Salvo Lo Biundo, l’ex sindaco di Borgetto Gioacchino De Luca, l’allora portavoce di De Luca, Pino Panettino, e l’assessore di Borgetto Gioacchino Polizzi.
Prossima udienza convocata per il 4 giugno quando sarà sciolta la riserva sull’eventuale ammissione dei testi. Secondo la Procura, che aveva chiesto 11 anni di carcere per Maniaci, le motivazioni del giudice di primo grado sarebbero state “lacunose, illogiche e contraddittorie”. Ad essere avanzati anche alcuni aspetti di premesse tecnico-giuridiche ritenute erronee. La Procura sostiene che le intercettazioni renderebbero “piena evidenza della minaccia continua dell’agire di Giuseppe Maniaci”.
Il giornalista, secondo l’originaria accusa, avrebbe esercitato il suo potere mediatico facendo pressioni per ottenere regalie e soldi da vari esponenti politici. Per le estorsioni erano contestati episodi nei confronti dell’allora assessore Gioacchino Polizzi (tornato recentemente in carica, ndr), dell’ex sindaco di Borgetto Gioacchino De Luca e dell’ex sindaco di Partinico Salvo Lo Biundo. “Vuoti probatori” e “incongruenze”: per questo motivo Pino Maniaci venne assolto dalle accuse di estorsione nel processo in cui era imputato a Palermo. Mai le sue “pressioni mediatiche” avrebbero raggiunto il livello della minaccia aveva detto il giudice Mauro Terranova nell’emettere sentenza in primo grado.
Maniaci invece venne condannato per le diffamazioni nei confronti di Gioacchino De Luca, dell’ex presidente del consiglio di Borgetto Elisabetta Liparoto, dell’ex assessore sempre di Borgetto Vito Spina, del giornalista Michele Giuliano, dell’operatore tv Nunzio Quatrosi e dell’artista e docente Gaetano Porcasi. Ai politici Borgettani furono attribuiti fantomatici rapporti con esponenti della mafia, agli altri tre invece furono fatti attacchi personali attraverso la tv gestita da Maniaci. In questo caso il giudice aveva parla di “uso spregiudicato della sua attività giornalistica”.