Arriva da Catania la proposta per l’inverdimento della struttura progettata da Renzo Piano per abbattere oltre 6 mila tonnellate di anidride carbonica nel capoluogo ligure. Inverdire i piloni del futuro ponte di Genova, che sostituirà il viadotto Morandi, tragicamente crollato nell’agosto del 2018, per riuscire ad abbattere oltre 6 mila tonnellate di anidride carbonica presente nel centro urbano del capoluogo ligure.
È l’obiettivo finale di un ambizioso progetto di “Carbon Sequestration” nato dalla collaborazione tra Rosario Lanzafame, ordinario di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente al Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, e l’azienda Planeta Srl. All’origine di tale ricerca, tuttora in corso, c’è l’individuazione e la selezione, attraverso la sperimentazione, delle piante più significative, in termini di capacità assorbenti la CO2, utili alla progettazione di sistemi innovativi per l’abbattimento di gas climalteranti in ambiente cittadino, sulla scorta di quanto promosso dal ‘Patto dei Sindaci’ varato dalla Commissione Europea a supporto delle strategie messe in campo dagli enti locali nell’attuazione delle politiche di sostenibilità ambientale.
Le ricerche e gli approfondimenti condotti con la supervisione scientifica dell’Ateneo nell’ambito di un più ampio progetto denominato “Carbon Capture Storage” (CCS) hanno riguardato il comportamento sperimentale di diverse cultivar nel contesto climatico siciliano, per valutare l’indice di assorbimento di CO2 da parte della pianta, in relazione all’unità di superficie captante, al tempo di esposizione e al livello dell’irraggiamento solare. I campi di applicazione potrebbero essere diversi e articolati: strade cittadine e autostrade, parchi, piazze, prospetti di edifici, ambienti urbani a ridosso delle Ztl cittadine e anche ponti e viadotti.
Da qui l’idea, che oltre al beneficio dell’abbattimento di CO2 in ambito urbano, assume forte valenza simbolica, di ‘testare’ il sistema sul nuovo ponte genovese ideato da Renzo Piano, lungo 1100 metri e sorretto da 19 piloni, la cui ricostruzione dovrebbe essere ultimata nella primavera del 2020. “Abbiamo già inviato la nostra proposta realizzativa al Comune di Genova e alla Struttura commissariale per la ricostruzione del viadotto Polcevera – spiega il dott. Alfio Sciacca della società Planeta – e ci auguriamo che possa realmente vedere la luce. Al tempo stesso, continuiamo le sperimentazioni su una più ampia scelta varietale, la cui presenza in ambiente urbano può senza dubbio conseguire vantaggi per l’ecosistema cittadino che si traducono in benessere collettivo. Una vera e propria ‘rivoluzione verde’.