Trentasette anni fa la mafia uccideva il procuratore capo di Palermo, Gaetano Costa, fu uno dei tanti e tristi delitti eccellenti compiuti da Cosa nostra. Oggi il magistrato viene ricordato dal presidente del Senato, Piero Grasso, che allora era un giovane collega: “Nello scrivere i miei “ricordi di mafia” è riaffiorato, nella memoria, un episodio curioso. Era il 1980, ed ero impegnato nelle indagini sull’omicidio Mattarella: in città c’era un clima tesissimo“, ricorda Grasso.
“Mi telefonò l’allora procuratore di Palermo, Gaetano Costa, un magistrato brillante e stimatissimo per la sua grande professionalità e fermezza: “so che questa sera siamo alla stessa cena con le rispettive mogli, sarebbe così cortese da passarci a prendere, così non disturbo l’autista?” Dissi si, senza pensare che avevo una macchina con soli due posti e fui quindi costretto chiederla in prestito a mio cognato. Mentre andavamo, Costa disse a sua moglie: “Ma lo sai quanto rischiamo a stare in macchina col dottor Grasso?”.
“Ci ridemmo su, non potevo certo sapere che poco tempo dopo, il 6 agosto, sarei stato io a piangere sulla sua tomba. Fu ucciso con tre colpi di pistola in Via Cavour, mentre sceglieva su una bancarella i libri da portarsi in vacanza”.