Cominciano ad arrivare le prime reazioni al piano di riequilibrio del Comune di Palermo. Una manovra da 1,7 miliardi che vincolerà le sorti del capoluogo siciliano per i prossimi vent’anni, ovvero fino al 2042. L’atto è stato presentato nella conferenza stampa di lunedì 20 dicembre a Palazzo delle Aquile ma adesso la parola passa all’opposizione e ai sindacati che annunciano lo sciopero.
Si tratta di manovra che sarà comunque da “lacrime e sangue”. Per questo i sindacati non ci stanno. “E’ irricevibile, non si può ipotecare la città per i prossimi 20 anni con danni incalcolabili per i lavoratori, le imprese e i contribuenti. Un piano credibile non può basarsi sulla svendita dei gioielli di famiglia e sulla carenza di personale addetti ai servizi alla collettività, chiediamo che il consiglio comunale lo bocci senza se e senza ma”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca, Nicola Scaglione e Gianluca Colombino della Cisal, commentando il piano di riequilibrio approvato dalla giunta comunale di Palermo e che adesso andrà a Sala delle Lapidi.
Nel novembre scorso era stata già paventata la possibilità della vendita delle quote Gesap ma l’amministrazione aveva escluso tale ipotesi. Ora, invece, si rifà strada questa possibilità per poter risanare le casse comunali. “La svendita delle quote di Gesap è un errore madornale e un danno per i cittadini e i lavoratori che sono pronti allo sciopero – spiega Gianluca Colombino, segretario generale della Legea Cisal, sindacato maggiormente rappresentativo nella società di gestione dell’aeroporto Falcone-Borsellino -. Siamo pronti a opporci in ogni modo a una scelta miope che non risolverà alcuno dei problemi finanziari della città, ma anzi la impoverirà mettendo in discussione decine di milioni di euro d’investimenti”.
“Il comune di Palermo soffre di problemi atavici che la politica non ha mai voluto veramente affrontare – continua Badagliacca – e le uniche soluzioni che ora si prospettano sono uno sconsiderato aumento delle tasse a tutti i livelli, la svendita dei beni, la mortificazione del personale, fantomatiche riorganizzazioni che non hanno alcuna aderenza con la realtà. L’unico effetto sarà quello di azzoppare il turismo e la ripresa economica, con danni alle imprese che si ripercuoteranno sui lavoratori già vessati dall’incredibile aumento dell’Irpef. Il sindaco, anziché confrontarsi con le forze sociali per redigere un piano credibile, ha preferito fare da sé con risultati che sono sotto gli occhi di tutti e che sono inaccettabili per la città”.
“Rimandare sine die la stabilizzazione degli ultimi 90 Lsu e l’aumento delle ore per il personale part time o prevedere assunzioni solo nel 2026 significa non avere alcuna cognizione della realtà – dice Scaglione – Il Comune è già al dissesto funzionale, non ci sono abbastanza lavoratori per garantire il rilascio delle carte di identità o lavorare le pratiche cimiteriali e spostare una ventina di dipendenti ai Tributi non servirà a niente, con una riscossione che rimarrà inchiodata a percentuali bassissime. I dipendenti del Comune sono allo stremo e solo grazie a loro si garantiscono i servizi, ma l’Amministrazione si è dimenticata di loro: siamo pronti a scendere in piazza”.