Non vuole sentire parlare di dissesto. E’ quanto emerso nel corso della conferenza appena conclusa  di presentazione del piano di riequilibrio economico-finanziario approvato dalla Giunta Comunale di Palermo.

L’incontro con i giornalisti si è tenuto presso la sede istituzionale di Palazzo delle Aquile. Presenti l’assessore al Bilancio Sergio Marino e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Da Roma arriva un messaggio chiaro, ovvero quello del “no” al dissesto” sottolinea il primo cittadino, commentando gli aiuti previsti all’interno del decreto fiscale e della legge di bilancio. Due i punti cardine del documento: il perfezionamento della macchina tributaria e la riorganizzazione degli uffici.  Ma le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo. Tutto dipende da cosa succederà a Roma, anche se i tempi sono comunque stretti. Il termine ultimo per approvare il piano di riequilibrio, ad oggi, è fissato al 29 dicembre.

Il contesto del piano di riequilibrio

Un piano ventennale, che terminerà il proprio arco temporale addirittura nel 2042. Fra gli obiettivi previsti, quello di aumentare la capacità di remunerazione tributaria del Comune di Palermo al 75%. Una cifra quasi doppia rispetto alla percentuale di entrate attuali e nettamente superiore anche alla media nazionale, fissata intorno al 59%. “Abbiamo fatto un lavoro pazzesco. Stiamo cogliendo questa occasione per riorganizzare la macchina comunale”, sottolinea Leoluca Orlando durante la conferenza stampa. All’interno del documento, si prevede inoltre un turnover del personale amministrativo, nella cui previsione è contemplata anche l‘assunzione di 500 nuove unità. Ranghi amministrativi che comunque dovranno ridursi anche se, nell’ottica della Giunta, dovrebbero migliorare in età media e qualità.

Non mancano però i tagli ed alcuni vincoli. Quest’ultimi saranno oggetto di un vero e proprio contratto che verrà sottoscritto, nel mese di febbraio, fra il sindaco e il presidente del Consiglio dei Ministri. Nel caso uno degli obiettivi fissati non venisse rispettato, si potrebbe andare incontro anche al dissesto. Fra le voci di maggiore rilievo, si sottolinea il futuro accorpamento delle Circoscrizioni, che dovrebbero passare nel 2027 da otto a quattro. Nonchè la possibile vendita delle quote di Gesap, fissata ad oggi al 2025. Anche se il sindaco mira a scongiurare tali ipotesi. “Il piano di riequilibrio è uno strumento dinamico, soggetto a possibili cambiamenti”.

Un contesto, quello del piano di riequilibrio, che muove dalla difficile situazione economica-finanziaria di Palazzo delle Aquile. Un problema che, a dire del primo cittadino, non riguarda solo Palermo ma, in generale, tutto il contesto delle grandi città italiane e di quelle siciliane.  “In questo momento le prime cinque città d’Italia sono nelle seguenti condizioni: Milano ha fatto regolarmente il bilancio, Roma e Torino sono al piano di rientro, Napoli è in dissesto. Ci sono alcune città che non sono in condizione di approvare i bilanci, così come duecento comuni siciliani. In aggiunta, vi sono un centinaio di comuni in procedura di pre-dissesto e piano di riequilibrio”.

L’attacco a Musumeci su Riscossione Sicilia

“Siamo in presenza di una sofferenza delle grandi città e della Sicilia – continua Orlando -. Il tema più rilevante non è l’indebitamento, ma il sovraccreditamento. Noi abbiamo pochi milioni di indebitamento, ma invece subiamo le conseguenze del cattivo funzionamento del sistema di riscossione. Noi abbiamo un miliardo di euro di crediti tributari sostanzialmente affidati a Riscossione Sicilia per l’incasso. Entrate non incassate. Da questo punto di vista abbiamo una situazione paradossale. Abbiamo la voce dei crediti di dubbia esigibilità, che ci impone di accantonare maggiori risorse. E, in tutto questo, il presidente Musumeci ha festeggiato la morte di una sua azienda, dopo che ha messo in ginocchio i comuni siciliani”.

Gli aiuti da Roma

Il sindaco passa poi a spiegare le misure su cui si sta discutendo a Roma nell’ambito della finanziaria. Aiuti per una cifra complessiva, soltanto nel 2021, di 70 milioni di euro, ovvero l’equivalente accantonato dal Comune di Palermo per l’annualità 2021.

“Al Senato si stanno affrontando due grandi temi, ovvero il decreto fiscale, che riguarda il 2021, e la legge di bilancio, che interessa il periodo 21-24. Entrambe le misure sono di competenza del Senato, nel senso che hanno iniziato il percorso lì. Nel decreto fiscale, per la prima volta nella storia, si parla dei Comuni Siciliani. Si è disposto non già un limite di accontonamento dei crediti di dubbia esigibilità, sul quale si è creato un dibattito acceso, ma bensì una quota di 150 milioni euro relativa ai disavanzi. Il Comune di Palermo, da questa voce, riceverà quasi 45 milioni di euro.  Nella stessa legge, c’è una norma che riguarda le città metropolitane. Con riferimento a questa sezione, la quota che spetta al Comune di Palermo è di 25 milioni”.

Sul triennio 22-24

C’è poi la questione legata al triennio 2022-24. Un aspetto sul quale si sta lavorando, sia con la legge di bilancio che con l’eventuale maxi-emendamento. “Il Governo ha previsto, dal 2022 in poi, all’interno della legge di bilancio, uno stanziamento di 150 milioni per tutti i Comuni in condizione di disavanzo, compresi quelli di Sicilia e Sardegna. Cifra a cui si aggiunge una quota da 50 milioni esclusivamente destinata ai comuni di Sicilia e Sardegna. Nel 2023 questa somma è di 100 milioni, più 50 milioni per Sicilia e Sardegna.

“A questo si aggiunge la previsione di uno stanziamento da 2,6 miliardi per le città metropolitane, la cosiddetta norma “Salva Napoli”, che di fatto comporta l’assegnazione, nell’arco di 20 anni, di somme varie. Nel caso del Comune di Palermo, si parla di 450 milioni spalmati nel ventennio. Tutto ciò oltre al maxiemendamento. Tale situazione permette di chiudere il bilancio 2021 non appena la norma viene approvata in Senato”.

Sulla riforma tributaria

Tema centrale del piano di riequilibrio riguarda la riorganizzazione del sistema tributario del Comune di Palermo. Punto sul quale Leoluca Orlando crede fortemente. “E’ una riforma straordinaria di tutti i rami dell’Amministrazione. Ciò attraverso ad un lavoro sui dirigenti di cui si prenderà cura il segretario generale. Accanto alla riscossione ordinaria, vi è poi la riscossione coattiva. Quel famoso miliardo di euro bloccato con Riscossione Sicilia, che passerà all’Ader. E’ evidente che non si immagina un miglioramento da domani mattina, ma negli anni. Dal prossimo anno, intanto, diminuiscono i passaggi per arrivare alla cartella esattoriale. Questo renderà più efficienti i tempi e le modalità di riscossione”.

Piano di riequilibrio: il parere negativo del ragioniere generale

“Contiamo così di recuperare all’anno 20 milioni di passività non strutturali, 60 strutturali, e 5 da surplus del 36%”, sottolinea Orlando. Un punto, quest’ultimo, sul quale si è basato il parere negativo emesso sull’atto da parte del ragioniere generale Bohuslav Basile. Diniego sul quale Leoluca Orlando si rivela conciliativo ma, allo stesso tempo, non lesina critiche.

“La ragioneria generale, nel dare il parere sulla proposta che potrà ricevere modifiche in Consiglio Comunale, ha formulato un parere che ha detto essere negativo, con una serie di argomentazioni, legate al fatto che i soldi nella legge di bilancio ancora non ci sono. Dopo l’approvazione, Basile si sarebbe pronto a cambiare il favore. Sul surplus però, è competenza del ragioniere generale. Abbiamo chiesto a Basile di colmare questa lacuna”. Un ragioniere generale che, qualche settimana fa, aveva addirittura chiesto all’assessore al Bilancio Sergio Marino di firmare la delibera di dissesto. Un atto poi non sottoscritto dall’esponente della giunta Orlando.

Il sindaco chiosa poi sulla portata complessiva dell’intervento. “Stiamo parlando di una manovra da 1,7 miliardi nel ventennio. L’eventuale surplus del 36% è solo di qualche milioni. La mancanza di questo dato, sabato sera, ha spiazzato l’Amministrazione, che si trova un parere negativo. La manovra annuale di circa 80 milioni. Da ora in poi, il piano di riequilibrio è rimesso alla competenza del Consiglio Comunale. Dovranno decidere se vogliono il dissesto o il piano di riequilibrio. Roma ha mandato un messaggio chiaro: no al dissesto”.

 

 

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