Legambiente Sicilia chiede al Consiglio dei Ministri d’impugnare la ennesima proroga del Piano Casa Sicilia approvata dall’ARS a fine dicembre. L’associazione ambientalista si oppone alla proroga del provvedimento che prevede la possibilità di ampliare gli edifici esistenti, la realizzazione di nuovi volumi e altri vantaggi sul piano urbanistico.
Legambiente Sicilia ha presentato una memoria alla Presidenza del Consiglio e ai competenti Ministeri degli Affari regionali, dell’Ambiente e dei Beni culturali chiedendo che il Consiglio dei Ministri impugni innanzi alla Corte Costituzionale il comma 1 dell’articolo 5 della legge regionale n. 36 approvata il 30 dicembre 2020 dall’Assemblea Regionale Siciliana e che in particolare contiene la proroga sino al 31 dicembre 2023 del cosiddetto Piano Casa.
Si tratta di un provvedimento che prevede, in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici comunali, l’ampliamento degli edifici esistenti, la realizzazione di nuovi volumi edilizi, la integrale demolizione e ricostruzione anche su sedime diverso, la possibilità di ampliamento, demolizione e ricostruzione anche di edifici adibiti ad uso diverso dall’abitazione. E questo anche in talune aree vincolate, all’interno di alcune zone di parchi e riserve naturali, e addirittura nei Siti Natura 2000 vincolati dall’Unione Europea. Il termine iniziale di vigenza di questa normativa eccezionale e straordinaria era il 2012, posticipato in ultimo al 31 dicembre 2020 quando è intervenuta una ulteriore proroga triennale, senza considerare che queste proroghe e, soprattutto, la stabilizzazione nel tempo delle deroghe che rendono ordinaria una disciplina eccezionale, sono state già oggetto d’impugnative, come quella deliberata recentemente dal Consiglio dei Ministri nell’agosto 2020 relativa alla Sardegna.
“Colpisce – si legge in una nota di Legambiente – peraltro, che tale normativa derogatoria che vanifica le previsioni dei piani urbanistici e delle connesse prescrizioni di compatibilità ambientale avvenga dopo la recente emanazione della legge regionale 19/2020 sul governo del territorio e di riforma urbanistica, propagandata come grande riforma storica. La triste realtà è invece che tali norme di deregulation urbanistica si collocano in un contesto di ripetuti tentativi del legislatore regionale di depotenziare l’autorizzazione paesaggistica e le valutazioni di compatibilità ambientale, su cui è intervenuto più volte in modo deciso il Consiglio dei Ministri con diverse impugnative e la stessa Corte Costituzionale”.