“Prendiamo atto della marginalità mediatica che ci è stata riservata dagli organi di informazione “timidi”. Si tratta di una censura e di un autoritarismo che si collocano fuori dalla costituzione e dalla storia”, afferma Capitano Ultimo, “ogni repressione provoca resistenza e noi resisteremo, combatteremo con più forza e coraggio, con gioia e nella consapevolezza di stare dalla parte dei cittadini”, afferma Capitano Ultimo a margine della conferenza stampa convocata all’Ars e totalmente disertata dai Giornalisti invitati, ad eccezione di uno solo che è stato ringraziato dai relatori.

Le parole di Ultimo

“È per me una grande emozione essere in questo luogo sacro; alla regione siciliana e ai suoi abitanti, ho donato la mia Gioventù lavorativa, ottenendo risultati importanti. Voglio ricordare che la libertà si conquista e non è una concessione del principe.
Noi vogliamo liberarci dalla mafia, ma anche da una antimafia che è propaganda ridicola. È chiaro a tutti”, prosegue Capitano Ultimo, “qual è il potere residuale della mafia, ovvero il legame parentale, familistico.

Gli esempi

Due esempi: era la sorella di Messina Denaro a tenere le fila della latitanza del fratello. E ancora, il figlio di Salvatore Biondino – il fiancheggiatore arrestato nel 1993 con Riina – è stato arrestato perché individuato come reggente della medesima famiglia mafiosa. Ecco perché la nostra proposta va dritta al cuore della battaglia: togliamo il diritto al voto e impediamo l’accesso al mondo del lavoro, degli appalti, ai parenti e affini di primo e secondo grado dei mafiosi che non collaborano. Solo così potremo perpetrare con efficacia gli strumenti offerti dalla legislazione premiale per i collaboratori di giustizia. Diciamo all’Italia e all’Europa: difendiamo la politica, il mondo del lavoro, gli appalti dalle mafie. Questo silenzio agghiacciante della politica di fronte alla nostra proposta, ha un nome ben preciso che purtroppo conosciamo ed è “omertà”.

Tra poco si rinnoverà la celebrazione dell’impotenza dello Stato di fronte alla ferocia mafiosa che ha ucciso Paolo Borsellino e la sua scorta in via D’Amelio, che si limita ad apporre corone e costernarsi, invece di introdurre e sostenere strumenti nuovi con cui vincere e annientare le mafie dalla nostra Italia e dall’Europa.

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