- Il disegno di legge depositato all’Ars consta di 11 articoli
- Intervento normativo mira a diventare legge organica
- Tra gli articoli quello che introduce il Piano regionale per i beni sequestrati e confiscati
Il Partito Democratico siciliano ha depositato all’Ars un disegno di legge per disciplinare la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. Lo ha annunciato Anthony Barbagallo, deputato e segretario regionale del Pd Sicilia che ha presentato il testo predisposto da Giuseppe Berretta – responsabile del dipartimento Giustizia dello stesso partito – e sottoscritto dai deputati del gruppo parlamentare del Pd a Palazzo dei Nommanni.
Barbagallo ha commentato: “È un tema particolarmente sentito dal PD nei giorni in cui ricorre l’anniversario dell’omicidio dell’ex segretario del PCI, Pio La Torre e di Rosario Di Salvo. Un ddl che giunge dopo le criticità evidenziate dalla relazione della Commissione regionale Antimafia”.
11 gli articoli del disegno di legge
Il disegno si compone di 11 articoli, tra i più rilevanti l’articolo 3 che introduce il Piano regionale per i beni sequestrati e confiscati, quale strumento di programmazione regionale per definire i principi di indirizzo e coordinamento, e per individuare i criteri di progettualità per promuovere e sostenere il riutilizzo sociale dei beni; l’articolo 4 con cui si istituisce un Osservatorio regionale finalizzato ad un confronto permanente sul tema dei beni sequestrati e confiscati; l’articolo 5 che prevede la Conferenza regionale sui beni confiscati, da tenersi annualmente. Infine, l’articolo 9 che da vita al Fondo unico per i beni sequestrati e confiscati.
Dalla relazione emerse diverse criticità
“Dalla relazione della commissione regionale antimafia – si legge nella relazione che accompagna il ddl – emergono significative e preoccupanti battute d’arresto, in ordine alla gestione dei beni sequestrati e confiscati in tutto il territorio nazionale e in particolare in quello siciliano. Sono emerse numerose criticità, quali: un altissimo tasso di mortalità delle aziende confiscate; centinaia di immobili abbandonati, vandalizzati e dimenticati; decine di terreni, ville, appartamenti che continuano ad essere impunemente utilizzati e abitati da coloro ai quali furono confiscati (con un danno economico e d’immagine, per lo Stato, di incalcolabile gravità)”.
Diversi interventi ma manca legge organica
La Regione Siciliana negli anni è intervenuta sul tema dei beni confiscati attraverso singole norme ma manca, invece, una legge organica in materia che, nel rispetto delle competenze statali e dei limiti di quelle regionali, introduca nell’ordinamento regionale opportuni istituti e misure di supporto attivo per le aziende e i soggetti che ottengono in assegnazione i beni.
“Nell’elaborazione del testo normativo – spiega Berretta – attraverso uno sguardo attento sulle province di Palermo, Catania, Messina e Trapani, si è cercato di individuare le cause delle principali criticità che frenano l’azione di recupero e valorizzazione di questi beni, e si è giunti alla conclusione che esse siano: la frequente “occupazione abusiva” dei beni; il mancato impiego degli stessi; l’assenza di regolamenti comunali che dovrebbero disciplinare la materia. Criticità inoltre sono emerse in ordine al sostegno che dovrebbe essere garantito agli enti locali per i progetti di riutilizzazione o riconversione dei beni immobili assegnati, da collegarsi all’assunzione di una specifica pianificazione”.
Approfondite le principali lacune
La commissione Antimafia ha approfondito le principali lacune dell’ordinamento regionale: le fragilità organizzative; la povertà di strumenti; l’assenza di censimenti aggiornati; la mancanza di risorse economiche ed umane; la scarsa capacità di iniziativa degli enti locali.
“Vero intervento normativo”
“Raccogliendo quanto fatto in commissione – spiega Nello Dipasquale, componente della commissione antimafia – questo ddl è un vero e proprio intervento normativo che introduce nell’ordinamento regionale una legge organica in materia di beni sequestrati e confiscati. Che prevede, tra le altre cose, la creazione di fondi per il sostegno alle attività di riutilizzo dei beni, sulla modulazione ed armonizzazione delle politiche di programmazione, monitoraggio e controllo per la valorizzazione del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata e sull’integrazione delle politiche regionali di contrasto alla criminalità organizzata”.
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