Arrivano sette richieste di rinvio a giudizio per dirigenti e medici che erano in servizio al Policlinico di
Palermo quando una paziente di tolse la vita nel 2017 dopo essere salita nel terrazzo ed essersi gettata nel vuoto. Secondo la tesi della Procura, non sarebbero intervenuti per mettere in sicurezza il reparto anche se erano a conoscenza delle tante criticità presenti nell’edificio. Come riporta il Giornale di Sicilia, sarebbero state circostanze che avrebbero permesso alla paziente di 61 anni di poter accedere al terrazzo dell’unità di Psichiatria del Policlinico Paolo Giaccone e di gettarsi nel vuoto.
Il suicidio nel 2017
La tragedia avvenne il 9 marzo del 2017. Adesso il pm della Procura del Capoluogo, Alfredo Gagliardi, ha chiesto il processo per sette persone indagate, tra dirigenti e medici che all’epoca prestavano servizio nell’azienda ospedaliera universitaria.
I nomi degli indagati
Si tratta di Renato Li Donni, ex direttore generale del Policlinico, difeso dall’avvocato Renato Canonico; l’allora direttore sanitario Luigi Aprea, seguito dagli avvocati Alessandro Buttelli e Matilde Vitello; l’ex direttore amministrativo Roberto Colletti (avvocati Pier Carmelo Russo e il collega Giuseppe Di Stefano); il professor Mario Barbagallo, a capo del dipartimento di Patologie emergenti e continuità assistenziale (avvocato Giuseppe Gerbino); il primario dell’unità di Psichiatria, Daniele La Barbera (avvocato Luigi Sanniu); il responsabile del Servizio interno di prevenzione e protezione, Giuseppe Tranchina (avvocato Vincenzo Dina) e Eleonora Noto Laddeca, che ne ha preso il posto. Lei ha nominato gli avvocati Salvatore Gugino e Rosalia Maria Gugino come legali di fiducia.
Le accuse dei pm
Secondo l’accusa, nessuno, tra chi poteva farlo, è intervenuto per scongiurare il dramma pur essendo “a conoscenza delle croniche criticità strutturali e organizzative” del reparto di Psichiatria”, in quanto “già oggetto di molteplici denunce e segnalazioni”. Secondo l’accusa, il reparto si sarebbe trovato in “locali inadeguati dal punto di vista impiantistico e strutturale”. La porta d’ingresso e di uscita, inoltre, non sarebbe stata dotata di allarme. Non vi sarebbe stato inoltre un sistema di videosorveglianza o una vigilanza interna. Le finestre non sarebbero state a norma e le sedie sarebbero state in prossimità di queste.
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