Restano in carcere le due principali indagate nell’ambito dell’operazione sul giro di prostituzione sgominato nel territorio del Partinicese nei giorni scorsi con il coinvolgimento anche di una minorenne su cui sarebbero stati fatti abusi. Confermati anche i domiciliari ad altri due indagati mentre vengono parzialmente accolte le istanze dei legali degli altri due uomini, anch’essi indagati in questa torbida vicenda, che però non avevano avuto gli arresti ma misure cautelari minori. Oggi si è espresso il tribunale del riesame di Palermo che era chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di revoca delle misure cautelari da parte degli avvocati difensori dei quattro indagati.
Le accuse a vario titolo sono di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, nonché di atti sessuali con minore. Su questo binario si muove la tesi della Procura di Palermo che ha delegato ai carabinieri una serie di indagini in un contesto da chiarire. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Palermo. Le misure sono state eseguite tra le province di Palermo e Agrigento. Madre e figlia, stando alla ricostruzione dei fatti dei carabinieri, si prostituivano costringendo la minorenne, rispettivamente figlia e sorella delle due, a vendere il proprio corpo. Le due sono assistite dagli avvocati Rosangela Barretta e Salvatore Di Chiara. Confermati i domiciliari per gli altri due indagati difesi da Maria Polizzi e Luigi La Placa.
Le motivazioni si conosceranno fra 45 giorni, quando saranno depositate dal tribunale del riesame. E’ andata meglio invece agli altri due indagati che, anche se solo parzialmente, si vedono accolte le istanze dei loro avvocati. Uno di loro assistito dall’avvocato Antonio Maltese, è addirittura senza alcuna misura, essendogli stato revocato l’obbligo di permanenza in casa dalle 20 alle 7 dell’indomani. L’altro invece, difeso da Cinzia Pecoraro, ha avuto revocato sempre l’obbligo di permanenza nelle ore notturne ma confermato l’obbligo di dimora.
L’indagine, scattata nell’agosto 2021 e condotta fino al febbraio di quest’anno con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, ha consentito ai militari dell’arma, coordinati dalla Procura, di documentare come una ragazza minorenne fosse stata indotta dalla madre e dalla sorella ad avere rapporti sessuali, a pagamento, con due degli indagati finiti ai domiciliari, facendo emergere un giro di prostituzione creato e alimentato proprio dalle due donne. Queste ultime, inoltre, avrebbero avuto l’appoggio di un loro familiare e di coloro che, dopo aver consumato atti sessuali con le donne, si sarebbero adoperati per organizzare incontri e procacciare loro ulteriori “clienti”.