“Nel corso della riunione sul Parco Cassarà organizzata dalla Terza Commissione Consiliare di concerto col Consiglio della IV Circoscrizione, alla presenza dell’assessore Giusto Catania, del Senatore Briziarelli, dei tecnici del settore ambiente e delle associazioni ambientaliste, abbiamo constatato il totale disinteresse dell’Amministrazione Comunale a risolvere una volta e per tutte la questione“. Lo hanno dichiarato gli esponenti di Italia Viva, Paolo Caracausi e Silvio Moncada, rispettivamente presidenti della III Commissione e della IV Circoscrizione.
I due esponenti di Italia Viva attaccano la Giunta Orlando, “tenuto conto che, non sono stati fatti passi avanti rispetto alle prescrizioni consegnate a Luglio dello scorso anno dall’Assessorato Regionale Acqua e Rifiuti e dall’Arpa a seguito dei carotaggi”.
“Ci aspettavamo che l’Assessorato avesse in questi mesi provveduto a redigere il piano di caratterizzazione propedeutico all’eventuale bonifica, invece l’unica cosa che è stata prodotta è stata una nota della Ragioneria Generale di qualche giorno fa, dove si individuano i capitoli di spesa sui quali intervenire, peraltro individuando risorse a nostro avviso assolutamente insufficienti” lamentano Caracausi e Moncada.
“Potremmo sfruttare i fondi previsti dal Governo Nazionale col Geo bonus come ha dichiarato in videoconferenza il Senatore Briziarelli ma deve essere il Comune a richiedere i finanziamenti. Continueremo a spronare l’Amministrazione attiva affinché si proceda con gli adempimenti necessari e si restituisca alla città, in tempi brevi, questo meraviglioso polmone verde ma il Comune deve cambiare passo, altrimenti rimarrà l’ennesima incompiuta”, concludono.
La scorsa settimana la nuova protesta simbolica nel polmone verde: “Un minuto di silenzio per invocare l’avvio dei lavori propedeutici alla riapertura del parco Cassarà, a Palermo”. Oltre a Caracausi e Moncada erano presenti anche le associazioni ambientaliste (WWF e Legambiente su tutte) e la consigliera comunale del M5S Concetta Amella.
Un’area verde chiusa dal 16 aprile 2014, quando il polmone verde di Palermo fu posto sotto sequestro dalla Procura e il NOPA (Nucleo Operativo Protezione Ambientale della Polizia Municipale) appose i sigilli. Ben 28 ettari di terreno, costati 11 milioni di euro e inaugurati nel 2011 dall’ex sindaco Diego Cammarata.
Poi, dopo un servizio di Stefania Petyx per Striscia La Notizia si scoprì che sotto il manto erboso c’erano sepolte sostanze inquinanti pericolose: amianto, rifiuti industriali, metalli pesanti, cianuro e residui di cantieri edili.
Da qui la suddivisione in 3 in tre zone, in base alla gravità dell’inquinamento: una verde, estesa circa 15 ettari e accessibile da corso Pisani, e poi una rossa inibita al pubblico e una gialla, intermedia fra le due. Nella zona verde si è proceduto in diverse fasi alla rimozione manuale e meccanica dei materiali inquinanti.