“Sull’esempio di Gesù, #DonPinoPuglisi è andato fino in fondo nell’amore: ha prediletto i piccoli e gli indifesi, li ha educati alla libertà, ad amare la vita e a rispettarla. E ha dato sé stesso per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue”. Lo afferma oggi Papa Francesco in un tweet, nel trentennale della morte di don Pino Puglisi per mano della mafia.
In un altro tweet il Pontefice aggiunge: “#DonPinoPuglisi amava dire: ‘Se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto’. Sia questo l’invito per ciascuno a saper superare le tante paure e resistenze personali e a collaborare insieme per edificare una società giusta e fraterna”.
Mattarella: “Non si fermò davanti alla mafia”
“I killer mafiosi uccisero don Pino Puglisi con vigliaccheria e ferocia, tendendogli un agguato mentre la sera tornava nella sua casa, sempre aperta a chi aveva bisogno. Ma ciò che la mafia voleva ottenere con quel brutale assassinio – eliminare un simbolo, spegnere un motore del riscatto sociale del quartiere Brancaccio e di Palermo – non l’ha conseguito”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio all’Osservatore Romano in occasione del 30° anniversario dell’assassinio di don Pino Puglisi.
Un murale per Don Pino
Un murale a Mondello per ricordare Don Pino Puglisi, il Beato “Tre P” ucciso dalla mafia esattamente trenta anni, nel giorno del suo compleanno. Palermo ha deciso di ricordare Don Pino per strada, lungo quelle stesse strade dove il martire della Chiesa Cattolica diffondeva il suo Vangelo contro le mafie, con l’obiettivo di strappare i giovani dalla tentazione del crimine e del peccato. E per questo fu ucciso.
Il volto di Don Pino Puglisi ricostruito con delle piccole croci bianche
Il murale che adesso campeggia in via Saline a Mondello, ritrae il volto sorridente di Don Pino su un fondo celeste cielo. Grazie a un minuzioso lavoro di grafica, il volto di Pino Puglisi si ricompone alla vista grazie a migliaia di piccole croci bianche. L’opera, realizzata con la tecnica della street art da Angelo CrazyOne, è stata voluta da cittadini, imprenditori e persone della borgata marinara, tutte unite per far sì che Don Puglisi divenisse testimone contro le mafie per quel territorio.
Tamajo, “murale è simbolo e barriera del nostro impegno contro la mafia”
Tra i sostenitori di questa iniziativa c’è anche Edy Tamajo, assessore regionale alle Attività produttive, che proprio a Mondello ha le sue radici. Non parla da politico ma da cittadino. “Questo murale è il segno di una precisa volontà – spiega – di una volontà tutta volta non solo a ricordare il martirio di Don Pino ma anche la necessità di spiegare in modo plastico e visibile il no collettivo di tutti questa nostra comunità alla mafia. Questa opera d’arte, perchè per me si tratta di un’opera d’arte è una vera e propria barriera che abbiamo voluto issare per far capire da che parte stiamo”. Tamajo ha anche ricordato che, in tempi ormai remoti, Don Pino Puglisi aveva servito la chiesa proprio nella comunità di Partanna Mondello.
Porcaro, “Don Pino ha sorriso alla morte”
Alla cerimonia per inaugurare il murale dedicato a “Tre P” era presente anche Gregorio Porcaro, che da giovane era il suo vice nella parrocchia di Brancaccio. “Ho conosciuto Don Pino quando avevo otto anni e sono stato accanto a lui sino all’ultimo giorno – ricorda l’ex parroco – e lui era veramente un uomo. Era sempre disposto a dare e lo ha fatto sino all’ultimo giorno, con il dono della sua vita”. “Quando ho visto le spoglie di Don Pino – continua Porcaro – ho visto il suo corpo esanime, ma il volto era sorridente. In quel che momento ho capito che Don Pino aveva trovato la pace, ma soprattutto ho compreso che la mafia lo aveva ucciso ma non aveva vinto. La sua idea è rimasta viva e lo è ancora oggi”.
Artale, “Grazie al martirio di Padre Puglisi, Brancaccio oggi sta cambiando”
Anche Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro di Brancaccio, ha voluto partecipare al disvelamento del murale per Don Pino. “Noi siamo cirenei, ognuno di noi deve portare la sua croce, prendendo esempio da Don Pino che la sua croce ha voluto portare sino all’ultimo istante. Il suo sacrificio è un dono per tutti noi. E soprattutto per la comunità di Brancaccio. C’è tanto ancora da fare ma rispetto a trenta anni fa sono stati fatti tantissimi passi avanti”.
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