“Ma che sta succedendo? Oltre al Coronavirus abbiamo anche la guerra?”
Sono queste le domande che i palermitani si stanno ponendo dalla mattinata di oggi a Palermo assistendo attoniti alla sfilata di carri armati dell’esercito nei pressi di piazza XIII Vittime, non troppo distante dal carcere Ucciardone dove i detenuti, sempre questa mattina, hanno messo in atto una protesta sfociata in un tentativo di evasione.
“Indulto, indulto” gridavano i detenuti abbarbicati sul muro di cinta di cui stavano divellendo la recinzione. In meno di 12 ore a Palermo è scoppiata la psicosi. Ieri sera le proteste sono scattate anche all’istituto di pena del Pagliarelli. Lì una folla di parenti si è riversata in strada bloccando il traffico per dare sostegno ai detenuti che nel frattempo battevano oggetti sulle sbarre e davano fuoco alle lenzuola.
Ora a Palermo marciano i cingolati di fronte agli occhi di decine di cittadini che si interrogano disorientati. In realtà l’evento non dovrebbe avere nulla a che vedere con le disposizioni legate all’ordinanza per contenere il contagio dal Coronavirus, ma che per tempi e modi getta inevitabilmente ulteriore ansia sulla popolazione. E nemmeno con il contenimento delle proteste scoppiate nelle carceri a Palermo come altrove. Qualcuno aveva perfino ipotizzato una spiegazione del genere ma naturalmente nulla di più lontano dalla realtà
Dalle prime indiscrezioni, infatti, sembra che si tratti di una normale esercitazione che però non si svolge neanche sul territorio siciliani. Quelli visti transitare in direzione porto sono mezzi che appartengono ad un contingente pronto a imbarcarsi per un’esercitazione in Sardegna già prevista da tempo, quindi nessun ulteriore “vento di guerra” se non quello invisibile e di natura biologica che sta mettendo in ginocchio l’Italia: il Coronavirus.
Certo il passaggio di mezzi blindati militari crea sempre apprensione, oggi forse più che in altri momenti e questo è comprensibile anche se immotivato
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