Su proposta del Presidente della Regione Nello Musumeci e del Vicepresidente della Regione e Assessore all’Economia Gaetano Armao, la Giunta regionale ha approvato la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza Regionale (NaDEFR) che si colloca in un contesto privo di precedenti a causa delle pesanti conseguenze della crisi economica post-pandemica, i cui effetti si stanno manifestando ed ancor più si dispiegheranno nel breve periodo, tenuto anche conto delle nuove restrizioni imposte alla Sicilia.

Il documento afferma che in Sicilia il valore del PIL programmatico regionale nel 2020 è del – 8%, registrando una caduta lievemente inferiore al PIL nazionale che, secondo diversi Istituti, si attesterebbe al – 9%. Tale dato è giustificato dal fatto che l’economia regionale dipendente più dai servizi che dal manifatturiero, ha risentito meno la crisi dovuta alla pandemia da COVID–19, anche se si prevede una risposta alla ripresa più flebile rispetto alla ripresa nazionale ed una più marcata incidenza sul mercato del lavoro. Così l’Isola si trova impantanata con la gravissima pandemia ma anche con la più grave recessione economica della sua storia che ha portato il livello del prodotto interno lordo all’inizio degli anni ‘90 (-7,5 miliardi € di PIL nel 2020).

Si prevede una crescita del PIL reale regionale pari a 5,0% nel 2021, 3,5% nel 2022 e 2,3% nel 2023. Previsto un profilo di crescita formulato sulla base del dato previsionale elaborato dal Modello Multisettoriale della Regione;
un quadro programmatico di crescita del PIL reale pari a 6,8% nel 2021, 3,4% nel 2022 e 2,1% nel 2023. Tale profilo si fonda sull’attivazione della spesa inerente alle politiche di rilancio, secondo il profilo temporale e gli importi previsti dall’azione soggettiva del Governo. Si profila anche un quadro programmatico di crescita del PIL nominale regionale pari a 7,6% nel 2021, 4,7% nel 2022 e 3,3% nel 2023, determinato dall’applicazione al PIL reale programmatico sopra individuato del deflatore del PIL nazionale programmatico indicato dalla nota di aggiornamento al DEF dello Stato.

Il documento approvato, oltre a riassumere le politiche a sostegno delle famiglie e delle imprese, già avviate ed in corso d’attuazione da parte del Governo regionale, dedica un’ampia sezione alle misure di rilancio post-pandemia che si correlano agli equilibri economico-finanziari conseguiti dalla Regione e rilevati dalle Agenzie di rating.
Vengono altresì indicate le politiche di sviluppo sulle quali la Regione intende investire quali il digitale, l’agricoltura e la fiscalità di sviluppo (Zone economiche speciali e franche montane).

Il documento prevede anche i “Costi dell’insularità”, dai quali si evince un costo annuale per la Sicilia di oltre 6,5 miliardi € ad oggi non considerato dallo Stato nelle relazioni finanziarie con la Sicilia. Un punto anche alle risorse della Recovery and Resilience Facility che dovrebbero essere destinate all’Italia sono considerevoli, essendo valutate pari a 191,4 miliardi. Peraltro, sulla base dei dati economici rilevanti per la prima fase del programma e delle previsioni macroeconomiche della Commissione UE per il 2020 e 2021, le risorse totali di cui dovrebbe beneficiare il nostro Paese dall’iniziativa europea per la ripresa sono stimate in quasi 209 miliardi.

Nel complesso, la quota parte di questi fondi destinata alla Sicilia si attesterebbe intorno ai 20 miliardi di euro, rappresentando una considerevole fonte di finanziamento per investimenti in infrastrutture, ormai più che necessarie, e per risollevare l’economia siciliana fortemente penalizzata dai ripetuti lockdown imposti dalla pandemia. Al fine di formulare una proposta unitaria, l’Assessorato regionale dell’Economia ha già avviato un percorso che ha consentito individuare le proposte che le differenti strutture amministrative regionali, in coerenza con le previsioni dettate dalle Linee guida per la definizione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, e tra le quali la Giunta dovrà individuare le priorità.

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