Zona rossa rinforzata a Palermo, cronaca del primo vero giorno di lockdown

  • Dopo il weekend, primo giorno di lockdown a Palermo. Ecco cosa pensano i genitori degli scolari e i commercianti
  • Pochi assembramenti e rispetto delle regole, viale della Libertà sembra quasi un deserto
  • La protesta gentile di Assofiorai: non si possono chiudere da un giorno all’altro le attività che utilizzano materiali deperibili

La zona rossa? La sconfiggeremo con un fiore. E’ quello che  emerge dalle testimonianze raccolte,  andando in giro per Palermo nel primo vero giorno di lockdown, dopo il weekend. Grazie al contributo di cittadini e commercianti,  si comprende meglio la portata della zona rossa rinforzata alla siciliana. Con le palesi contraddizioni di scuole aperte e negozi in gran parte chiusi. Non c’è stato il pugno di ferro da parte delle forze dell’ordine. Ed è stato un bene, perché,  in realtà, la stragrande parte della popolazione ha rispettato e continua a rispettare le regole per il contenimento della pandemia. Anche all’uscita del primo giorno di scuola – le elementari, perché gli asili erano rimasti aperti- genitori e bambini si sono comportati quasi dappertutto con senso di responsabilità e prudenza.

Nonostante la grande confusione sui dati del possibile contagio a scuola – con gli indicatori che sembrano dimostrare la sicurezza delle nostre aule – i genitori sono contenti che i comprensori didattici siano rimasti aperti. Semmai, si punta il dito contro il mancato rafforzamento dei trasporti pubblici, per consentire agli alunni più grandi di andare e tornare dalla scuola in sicurezza.

Saracinesche abbassate, strade semideserte

Anche la grande arteria cittadina, il viale della Libertà era semideserta. Fanno un po’ impressione le saracinesche abbassate. Qualche commerciante ha esposto un cartello per avvertire la clientela della chiusura prolungata sino a fine mese.  Una tabella che sembra quasi listata a lutto. Molti bar e ristoranti hanno deciso di non aprire neanche per l’asporto. Con la zona rossa attivata, le procedure sono ancora più complesse e i clienti possono entrare veramente col contagocce, in ragione dei metri quadri dell’esercizio commerciale.

I venditori di fiori a – 40%

Fiorista

Antonio Ferrante

Anche le categorie che non sono state costrette a chiudere, però, contano i danni. Abbiamo parlato con Antonio Ferrante, presidente Assofiorai Confesercenti. Per il settore si parla di una contrazione del fatturato quasi della metà. Alcuni provvedimenti, come la chiusura dei cimiteri al pubblici, hanno danneggiato in modo grave la categoria. “Non si può chiudere da un giorno all’altro un settore che opera con materiali deperibili come è quello nostro” spiega Ferrante.  L’imprenditore non mette in dubbio la gravità del problema. Anzi, a microfono spento,  ci racconta come anche la sua famiglia stia vivendo la tragedia di parenti colpiti da questa terribile pandemia. Ma tutto questo, secondo Ferrante, non giustifica questa modalità di chiusura. Il dito, anzi il fiore, perché è una protesta gentile, è puntato contro chi cambia parere da un giorno all’altro e non riesce a fornire indicazioni coerenti per salvare l’economia dagli effetti di questa crisi pandemica.