Un tocco di rosa shocking nel cuore di Palermo. Arriva il Giro d’Italia. Di solito si inizia a pedalare a fine maggio, questa edizione 2020 è fuori stagione a causa del covid 2019. Anche per ragioni climatiche, la più importante gara ciclistica a tappe – grand boucle a parte (il Tour de France) – rende omaggio in versione autunnale alle nostre città, partendo da Monreale, per una discesa a cronometro senza respiro fino al centro di Palermo. Non è la prima volta: sulle nostre strade hanno gareggiato a caccia di una maglia rosa campioni come Eddy Merckx, Felice Gimondi, Francesco Moser e tanti, tanti altri ancora.
Non voglio passare per il classico “nemico ra contentenzza” e, quindi, nel dare il benvenuto ai girini, il mio auspicio è che questa grande kermesse sportiva sia la prima tappa di un altro – e ben più importante –rilancio: quello turistico e produttivo della nostra terra.
Ma una piccola tirata d’orecchie va fatta. Per rifare il manto stradale delle strade su cui passa il Giro, sono stati spesi 4 milioni di euro. Una scelta sacrosanta. Che comunque sarà utile anche in futuro per tutti noi cittadini. Ma camminando stamattina per le vie di Palermo, ho visto decine e decine di truck che impastavano asfalto e lo stendevano in fretta e furia per completare i lavori. Lo stesso sembra essere successo a Monreale a nelle altre località dove scorrerà il plotone dei corridori. Secondo voi, è segno di efficienza o è la classica corsa last minute a completare i lavori? Di sicuro, è un bene che le strade vengano messe a posto. Ma dobbiamo aspettare il Giro d’Italia per avere strade sicure e fruibili? Qualche dubbio, poi, sulla scelta dell’arrivo. I corridori fermeranno il cronometro in via Libertà. E cosa vedranno in fondo al viale: il gigantesco, sempiterno cantieri che da tempo immemore divide la città.
Istruzioni per l’uso con dedica ai tifosi che si accalcheranno per le strade. Lo staff del Giro d’Italia ha creato una bolla di protezione attorno ad atleti e personale al seguito. Niente pubblico alla partenza e all’arrivo (ed è un vero peccato), niente assembramenti, niente autografi e niente abbracci con gli atleti. A chi vorrà godersi una giornata di sport, abbarbicato alle transenne, rivolgo un semplice invito. Stay safe, come dicono gli americani. Non sono un medico, non sono un virologo, ma il contrasto alla pandemia da Covid è un impegno comune. Ci sarà un tempo in cui potremo di nuovo apprezzare le gesta dei nostri campioni uno accanto all’altro.
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