Le voci della manifestazione

Palermo in piazza per la pace “Stop alla guerra in Ucraina. No armi, si al dialogo”

L’Italia ripudia la guerra“: l’incipit dell’articolo 11 della Costituzione, la base della manifestazione per la pace svoltasi questa mattina in piazza Castelnuovo a Palermo. Una trentina le scuole di ogni ordine e grado che hanno aderito all’evento, organizzato dal coordinamento “Europe for Peace”, insieme ad associazioni, sindacati e liberi cittadini. Un presidio molto partecipato, partito dal teatro Politeama per poi giungere ai Cantieri Culturali della Zisa. Marcia che sopraggiunge del triste anniversario dell’avvio del conflitto in Ucraina. Guerra che ha prodotto decine di migliaia di morti e una crisi internazionale tutt’altro che risolta.

I trend della manifestazione: “pace” e “dialogo”

La richiesta dei manifestanti è univoca: pace. Una parola così piccola ma dal grande significato. Valore fondante della Costituzione italiana e di quella europea, ricordato peraltro nel discorso d’apertura dell’anno accademico tenuto ieri dalla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Un ideale, però, difficile da raggiungere, fiaccato da tavoli diplomatici andati male e bomba che piovono sui civili ucraini. Conflitto, quello fra Russia ed Ucraina, al quale non si riesce a scrivere la parola fine.

Come farlo allora? Lo abbiamo chiesto a chi ha manifestato in piazza Castelnuovo questa mattina. “La pace si può raggiungere con il dialogo fra le parti – sottolinea uno studente del liceo Garibaldi di Palermo -. Dare armi o minacciare di ricorrere alle bombi nucleari con annesso conflitto mondiale è la peggiore delle vie possibili“. La parola che infatti ricorre di più è “dialogo”. “E’ un conflitto sanguinoso. Una guerra che sta provocando migliaia di vittime fra civili e militare, fra tutta la gente – dichiara Concetta Mancino, insegnante dell’istituto Nicolò Garzilli -. E’ una cosa grave perchè ritengo che non si risolvono i conflitti con la guerra, bensì soltanto con il dialogo. Quello che insegniamo ai bambini della nostra scuola”.

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“Idea di guerra che coinvolga tutti è preoccupante”

La paura dell’estensione territoriale del conflitto è abbastanza diffusa tra i manifestanti. Un’idea che tutti rigettano con forza, auspicando una soluzione più diplomatica. “Abbiamo sempre combattuto per la libertà e per la democrazia – dichiara un’iscritta all’ANPI presente in piazza Castelnuovo -. Siamo qui per chiedere che si possa raggiungere la pace. E’ necessario un accordo in cui qualcuno possa rinunciare a qualcosa. La pace comporta questo. La grande presenza di giovani di oggi è rassicurante. Questo manifesta il desiderio di tutti loro di vivere in un modo in cui la pace sia valore pregnante. Anche perchè, l’idea di una guerra che coinvolga tutti è estramamente pericolosa“.

No agli armamenti

Uno dei temi più ricorrenti è quello della fornitura di armamenti militari. Strade che, ritengono gli intervistati, non è quella giusta da percorrere per raggiungere la pace. “C’è una grande partecipazione di giovani. Sono presenti gruppi provenienti da 33 scuole di Palermo. Tutti uniti per dire “no” a questa guerra ingiusta, che sta sterminando giovani e famiglia – afferma Enza Pisa, organizzatrice e componente della Cgil Palermo -. Vogliamo un trattato, non armamente. La politica si dovrebbe sedere ad un tavolo e lavorare ad un trattato di pace. Solo così ci possono essere libertà e diritti per tutti noi”.

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Pensiero condiviso anche dall’ex assessore Giusto Catania, presente oggi in qualità di preside dell’istituto Saladino. “Sono qui con i miei studenti e le mie studentesse della mia scuola per manifestare il nostro punto di vista su questa spirale bellica che sta condizionando inevitabilmente la vita del nostro Paese e dell’Europa. Vogliamo esprimere un messaggio di pace, portandola avanti attraverso l’educazione. L’unico strumento è la diplomazia, la politica. Pensando di aiutare la pace alimentando la guerra, crediamo non sia utile. Bisogna fermare l’invio di armi, bensì bisogna mettersi tutti attorno ad un tavolo. Questa guerra va avanti da un anno e quello che è stato prodotto negli ultimi dodici mesi non ha portato a nulla”.

 

 

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