Si firma “un papà” e ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La missiva è comparsa in alcune fermate dell’autobus di Palermo e rappresenta lo sfogo di un genitore che vede con amarezza una città che affonda tra i rifiuti, le strade distrutte, i cimiteri sommersi di bare. Guarda una città avvolta nel degrado, pensando anche con preoccupazione al futuro della propria figlia. Una lettera che sottoscriverebbero altre migliaia di palermitani.
“Sono il papà di una bimba ancora troppo ingenua per distinguere un diritto da un favore, troppo innocente per capire cosa significhi avere mille bare in attesa di sepoltura e tutto sommato troppo piccola (ha solo 1 anni) per soffrire i disagi di chi ogni giorno rimane intrappolato su strade puntellate da cantieri infiniti, buche e ponti pericolanti. Una bimba che vive a Palermo e che alla fine chiede solo piccole cose come uno scivolo, un’altalena, uno spazio in cui girare in bici senza rischiare di farsi male, un luogo che non sia costretta a contendersi con il degrado che avanza inesorabilmente”. Inizia così la lettera al Capo dello Stato del palermitano che vuole rimanere anonimo.
“Sappiamo tutti che gli ultimi mesi sono stati drammatici e chiedere una città più pulita o un parco giochi, mentre il mondo affronta una crisi senza precedenti, può sembrare quasi offensivo, per non dire oltraggioso. Ma in questo clima di desolante rassegnazione, mi preoccupa pure il fatto che i nostri figli non riescano più a stupirsi o a impressionarsi davanti alle discariche e ai sacchetti di rifiuti che accompagnano il tragitto a piedi da casa a scuola: non provano un briciolo di fastidio o di disgusto, Li scansano senza degnarli di uno sguardo o di un commento, come se ormai facessero parte dell’arredo urbano. Come se fosse normale”. Non vuole essere il solito atto d’accusa contro l’amministrazione la lettera affissa per le strade di Palermo. Anzi, scrive il palermitano, “voglio essere il primo a sedere sul banco degli imputati: dopo tutto il sentimento di sconfitta e di rassegnazione che sta contaminando i nostri figli è un virus che parte da noi adulti”.
lettera papà”Mi rivolgo a lei perché lei usasse la sua autorevolezza per parlare al cuore dei palermitani. Per spiegare loro che esiste una via alternativa alla rassegnazione – continua la lettera – Anche Palermo può riassaporare almeno uno spicchio del suo antico splendore. A chi si ostina a sfregiare con i propri vizi strade, piazze e marciapiedi che un semplice gesto e tante piccole azioni Insegni loro ad amare Palermo, a rivendicare spazi puliti e accoglienti e ad avere cura del bene comune. Parli a chi potrebbe cambiare le cose ma preferisce cambiare città. E parli anche a quelli che pur quotidiane possono contribuire a ripulire l’aspetto e l’immagine di questa terra”.