Orrori al cimitero di Bagheria. I carabinieri hanno emesso dieci misure cautelari nei confronti di dieci persone emesse dal gip del tribunale di Termini Imerese nei confronti di 10 persone, sette ai domiciliari e 3 con il divieto di dimora accusate di associazione per delinquere, corruzione per esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, abuso d’ufficio, violazione di sepolcro, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, nonché violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale.
Le indagini dell’operazione Caronte sono state condotte dal mese di maggio 2017 al mese di aprile 2018, mediante attività tecniche ed acquisizioni documentali presso il comune di Bagheria, hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza concernenti.
I militari avrebbero scoperto un’associazione diretta da Pietro Mineo che lavora al cimitero comunale di Bagheria che controllava le tumulazioni e le estumulazioni per ottenere soldi in cambio dagli imprenditori delle pompe funebri.
Sono stati registrati decine di delitti contro la pietà dei defunti, per liberare loculi all’interno del cimitero da destinare a salme “segnalate” dai corruttori. Nella stessa operazione sono indagate 34 persone tra cui dipendenti comunali e impresari di pompe funebri che operano a Bagheria. Nel giro di vendita dei loculi sono coinvolti anche due soggetti riconducibili alla famiglia mafiosa di Bagheria che si incontravano in una delle principali agenzie funebri del comune.
Un nuovo scandalo in provincia come quello scoppiato mesi fa nel cimitero di San Martino delle Scale a Monreale dove i parenti non sapevano e non sanno dove sono stati seppelliti i propri cari.