“Piersanti era un politico ed uno statista troppo avanti rispetto al tempo in cui ha vissuto ed umanamente ed eticamente troppo diverso dalla politica del suo tempo. Un tempo in cui Palermo era governato dalla mafia, quella stessa mafia politica che lo ha ucciso”.
Così il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che fu consulente di Mattarella, ricorda oggi il Presidente della regione assassinato il 6 gennaio del 1980. “Noi oggi siamo qui per ricordare il sacrificio di un uomo delle Istituzioni, che per tanti di noi è stato un maestro che ha cambiato le nostre vite. A me, che avevo il privilegio di essere il suo Consigliere giuridico, toccò allora il compito, come ad altri suoi collaboratori, di indicare ai magistrati quello che pensavo fosse il movente dell’omicidio; di richiamare le responsabilità politiche della corrente andreottiana della Democrazia Cristiana, di Vito Ciancimino e della famiglia Salvo di Salemi”.
“Quel 6 gennaio del 1980 – continua – ha determinato la mia scelta di vita di dedicarmi alla città e alla sua liberazione dalla mafia. La morte di Piersanti Mattarella ha portato una grave perdita per la Sicilia e per il suo percorso di sviluppo, riportandoci allora indietro nel tempo e costringendoci ancora oggi a dover recuperare nella nostra regione tanto tempo perso nella direzione dello sviluppo. La Presidenza della Repubblica di Sergio Mattarella ha concluso un percorso, come quella di Sandro Pertini ne concluse un altro. Allora la Presidenza di Pertini fece della lotta di liberazione e della resistenza un percorso davvero di tutto il Paese e non di una sua parte politica o geografica, oggi la presidenza di Sergio Mattarella conclude il percorso che fa della lotta alla mafia e del problema delle mafie non più solo un problema “regionale”, una malattia tropicale da curare con l’isolamento ma una questione nazionale; perché se è vero che la mafia e le mafie uccidono in alcune zone d’Italia è altrettanto vero che in tutta Italia e in tutta Europa iniettano il virus dell’economia drogata, della corruzione delle istituzioni e dell’intreccio perverso fra politica e criminalità”.
“La grande differenza rispetto a quel terribile 6 gennaio del 1980 è che oggi possiamo dire che quel percorso di liberazione lungo 36 anni non ha debellato la mafia, ma l’ha certamente estromessa dal governo della città.”