Un rinnovato dialogo fra Oriente ed Occidente nel complesso monumentale Guglielmo II di Monreale. Con questo spirito è nata la mostra “Oriente ed Occidente. Allegorie e simboli della tradizione mediterranea”, con installazioni dell’artista iraniano Navid Azimi Sajadi.
L’esposizione è stata presentata dall’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà, dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, dalla sovrintendente ai Beni culturali Lina Bellanca, dal curatore Alessandro Carlino, dall’artista Sajadi, moderatore Simone Todorow di Mondomostre. Presenti l’assessore comunale Rosanna Giannetto e don Nicola Gaglio, arciprete del duomo.
Le installazioni moderne dell’artista iraniano, che si trovano nel chiostro, nella cappella san Benedetto e nel museo diocesano, si ispirano all’iconografia e alla simbologia del complesso e hanno lo scopo di trasporre nella contemporaneità il dialogo fra occidente ed Oriente di cui l’arte monrealese è emblema.
Inoltre, nelle pareti del chiostro è stato esposto un percorso visivo del concept designer Francesco Ferla che sviluppa, con una tecnica del tutto innovativa, fotografie di particolari dei capitelli su intonaco bagnato.
“Quando ho visitato questo luogo – ha spiegato l’artista iraniano – sono rimasto abbagliato dalla luce di questa bellezza. Poi ho capito che per sviluppare un percorso avrei dovuto studiare e digerire l’arte qui espressa e creare un percorso parallelo ad essa, con un linguaggio onirico per raccontare nella mia veglia quel sogno da cui Monreale è nata”.
Le opere sono così dislocate: nel chiostro, si trova un’installazione a forma geometrica, ispirata alle geometrie della Palatina; nel duomo, l’opera è costituita da due pezzi che s’incastrano e s’ispirano ai Serafini e agli angeli; nel museo diocesano, l’ispirazione arriva dalle maschere funebri greche.
“Pur con le ristrettezze del momento – ha detto Samonà – continuiamo ad impegnarci in nome della cultura e dell’arte, seppur con numeri inferiori rispetto agli altri anni. Le risposte che le istituzioni possono dare sono di presidio dei luoghi del nostro patrimonio culturale. In momenti del genere ci si interroga su come restare umani e le risposte possono arrivare solo dal dialogo, così come dialogano le forme geometriche di Navid e quelle normanne, a loro volta influenzate dalla precedente cultura araba”.
“La nostra cattedrale – ha osservato l’arcivescovo Pennisi – è il risultato del dialogo fra la tradizione latina e quella greca, fra cultura mediterranea e orientale, esperienza di cui le giovani generazioni devono imparare a fare tesoro. C’è voluto coraggio per questa mostra, in considerazione del momento, ma attraverso la bellezza vogliamo dare speranza a chi è sfiduciato non solo a livello morale, ma anche sociale ed economico”.
“Di solito, mi considerano tradizionalista – ha commentato Lina Bellanca. Questa installazione moderna nel complesso monumentale, però, ripercorre lo spirito che ne ha ispirato la costruzione. I visitatori avranno la possibilità di soffermarsi su particolari dei capitelli che possono sfuggire alla vista”.
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