Recuperati dai Carabinieri 930 reperti di interesse storico, 90 le persone denunciate, oltre 600 i codoni preventivi. E’ questo il bilancio presentato questa mattina dal generale di Brigata Fabrizio Parrulli comandante dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale e il maggiore Luigi Mancuso.
Nel 2016, il contrasto al traffico illecito di beni archeologici ha registrato importanti successi. In primo luogo, il recupero della “Testa di Ade”, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura di Enna. Il reperto, capolavoro inestimabile d’epoca ellenistica, era stato trafugato alla fine degli anni 70 a Morgantina ed illecitamente esportato a Los Angeles.
A seguito della restituzione, la “Testa” è tornata in Sicilia e consegnata al museo archeologico di Aidone (En).
Lo scorso 23 maggio, in occasione del 25° anniversario delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, l’opera è stata simbolicamente esposta presso l’aula bunker di Palermo per poi giungere, nella stessa giornata, al Comando Legione Carabinieri “Sicilia”, dove è stata esposta tra i beni recuperati dal TPC nella mostra “Fidelis”, che potrà essere visitata sino al 10 settembre 2017.
“L’impegno investigativo ha avuto la massima espressione nell’operazione “Himera” – ha detto il comandante Mancuso – che ha permesso di smantellare un’organizzazione dedita al traffico di reperti archeologici scavati in vari siti siciliani e destinati all’illecita esportazione in Germania.
L’attività, diretta dalla Procura di Termini Imerese, si è conclusa a maggio, dopo quasi due anni di indagini, con l’esecuzione di 3 misure cautelari personali, la denuncia di 22 persone e il sequestro di 409 reperti archeologici di epoca greca e romana (recuperati complessivamente dall’inizio delle indagini)”. Inoltre, il Nucleo ha preso parte all’operazione internazionale “Pandora”, sequestrando, a Sciacca, 170 reperti di epoca greca, provento d’i scavi clandestini.
L’operazione, supportata dall’Arma territoriale e in collaborazione con la Direzione Centrale Antifrode e Controllo dell’Agenzia delle Dogane, è stata coordinata da Interpol con l’obiettivo di contrastare, simultaneamente in più Paesi, la commercializzazione di beni d’arte di provenienza illecita. Infine, il costante monitoraggio del web ha permesso di localizzare e sequestrare 310 reperti archeologici, posti in vendita illecitamente attraverso piattaforme telematiche.
Per quanto riguarda i furti di beni culturali, nel 2016 non vi sono state sottrazioni di notevole valore. Sono stati denunciati 29 furti a fronte dei 22 dell’anno precedente. I luoghi più colpiti sono stati quelli di culto (40%), quelli espositivi (27%) e le abitazioni private (23%).
Gran parte dei furti avvenuti presso musei e biblioteche (prevalentemente beni archivistici) sono emersi a seguito di controlli inventariali.
Pertanto, pur venendo registrati nel 2016 possono riferirsi ad eventi commessi negli anni precedenti, in un arco temporale imprecisato. In tale ambito, tra le attività svolte da Nucleo nel 2016, si segnalano il recupero, a Palermo, di un dipinto ad olio su tavola, risalente al XIX sec., raffigurante “Cristo deposto*, rubato 30 anni fa da un’abitazione privata a Carini (PA) e il sequestro di un libro antico intitolato “Biblia, ad vetustissima exemplaria, venetiis”, risalente al 1587, asportato dal convento dei frati minori cappuccini di Modica (Rg).
Recuperato anche un quadro di San Girolamo rubato a Napoli e ritrovato a Siracusa. “Anche la tecnologia aiuta per cercare di aiutare chi vuole segnalare un’opera rubata o essere certo di non acquistare un’opera rubata – dice il generale di Brigata Fabrizio Parrulli – C’è un app, iTpc carabinieri, che si scarica sui tablet o smartphone e che consente di accedere ad una banca dati di migliaia di foto di opere rubata. Attraverso la stessa app si possono segnalare anche possibili opere rubate”.
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