Erano stati accusati di ricevere mensilmente il sostentamento da Cosa Nostra per i loro familiari detenuti per 416 bis, e per questo erano accusati di ricettazione continuata. Il gip Filippo Serio nell’ultima operazione “Vincolo” nel mandamento di Porta Nuova dello scorso 17 luglio gli aveva applicato la misura di presentazione alla polizia giudiziaria.
Il Tribunale della libertà presieduto da Roberto Murgia, accogliendo l’istanza di riesame proposta dagli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde e Silvana Tortorici ha annullato l’ordinanza coercitiva, revocando la misura imposta per carenza della gravità indiziaria nei confronti di Antonino Di Giovanni, 32 anni, figlio di Tommaso Di Giovanni boss di Porta Nuova, e Maria Mercedes Di Giovanni, moglie di Gaetano Leto condannato nel processo di Cupola 2.0. Nell’operazione del nucleo investigativo del reparto operativo di Palermo sono state eseguite 20 ordinanze di custodia cautelare. Sette persone erano finite in carcere, 2 obblighi di dimora e 11 obblighi di presentazione alla Pg.
Il blitz nel mandamento Porta Nuova
Colpiti i soldi destinati alle famiglie dei carcerati da parte della cosca. Per la prima volta viene contestato il reato di ricettazione proprio per quei soldi che i parenti dei carcerati ricevano dalle ‘famiglie’ come sostentamento.
I militari del nucleo Investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Palermo hanno eseguito 20 ordinanze di custodia cautelare, di cui 7 in carcere, 2 obblighi di dimora e 11 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, disposte dal gip do Palermo su richiesta della Dda diretta da Maurizio de Lucia, nei confronti di esponenti ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa di Porta Nuova accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio di stupefacenti, ricettazione, favoreggiamento personale e porto abusivo di armi, tutti reati aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.
L’operazione chiamata vincolo
L’operazione “Vincolo”, rappresenta la prosecuzione di indagini su uno dei mandamenti che ha avuto un ruolo centrale in cosa nostra. Le indagini sono scaturite dal fermo sull’omicidio di Giuseppe Incontrera del 5 luglio dello scorso anno, sulle operazioni Vento e Vento 2 del luglio dello scorso anno. Ancora delle operazioni del dicembre del 2022 e del febbraio del 2023 Centro e Centro 2.
Al centro degli interessi dei presunti mafiosi coinvolti nell’inchiesta ci sono le estorsioni e lo spaccio di droga. Le indagini hanno consentito di ricostruire un’estorsione ai danni un imprenditore nel settore delle scommesse sportive e delineare la struttura dell’associazione, direttamente collegata al mandamento mafioso, responsabile di un fiorente traffico di stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish, marijuana e crack. Le sostanze stupefacenti sarebbero state commercializzate in varie piazze di spaccio, gestite direttamente da affiliati a cosa nostra, ubicate nel territorio del mandamento.
Le contestazioni ai pareti e familiari dei carcerati
Nel corso dell’inchiesta sono state contestare ai familiari di alcuni soggetti ristretti in carcere, in quanto ritenuti affiliati a cosa nostra del Mandamento di Porta Nuova, il reato di ricettazione. I parenti, infatti, avrebbero ricevuto, nel tempo, cospicue somme di denaro, provento di attività illecite conseguenti a vari reati-scopo dell’associazione, che i consociati in libertà, in ragione del vincolo associativo che li lega ai carcerati, avrebbero destinato al sostentamento dei detenuti stessi. Si è proceduto, in due casi, anche al sequestro preventivo delle somme per le quali le indagini hanno consentito di stabilire l’esatta quantificazione.
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