Il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso per la scarcerazione presentato da Cosimo Michele Sciarabba, 43 anni; Alessandro Ravesi, 45 anni; Salvatore Baiamonte, 50 anni; Giusto Giordano, 55 anni arrestati nel corso dell’operazione Fenice dei carabinieri della compagnia di Misilmeri di essere i capi e i gregari della famiglia mafiosa. Sono difesi dagli avvocati Paolino Graviano, Giovanni Restivo, Domenico La Blasca e Salvatore Gugino.
Revocati gli arresti solo a due indagati
Il tribunale ha accolto in parte il ricorso presentato da Benedetto Badalamenti, 52 anni difeso dall’avvocato Salvatore Sieli e Giovanni Ippolito, 55 anni, difeso dall’avvocato di Maria Teresa Nascè e revocati gli arresti e disposto i domiciliari. Per Ippolito è anche caduta l’accusa di associazione mafiosa.
Il blitz antimafia Fenice ennesimo colpo ai clan
L’operazione “Fenice” messa a segno a ottobre scorso è il sesto blitz in 14 anni contro il mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, l’unico territorio dell’hinterland palermitano dove negli ultimi anni si sono verificati tre omicidi e due tentati omicidi di mafia. Nonostante i numerosi arresti degli ultimi anni, nel mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno il clan era riuscito a riorganizzarsi.
Omicidi e pizzo a tappeto nel territorio controllato
Per mantenere il predominio nel territorio sono stati commessi omicidii, e imposto il pizzo a tappeto ai commercianti della zona. L’organizzazione era tornata in piena operatività con una nuova scala gerarchica che imponeva le regole mafiose. L’attività estorsiva sarebbe stata messa a segno a tappeto in nel mandamento mafioso per mantenere il controllo del territorio e sostenere le tante famiglia degli uomini finiti in carcere in questi anni. Sotto ricatto con le imprese edili e al settore della grande distribuzione alimentare.
Il nuovo capo della famiglia di Misilmeri
Secondo le indagini dei carabinieri Cosimo Michele Sciarabba è considerato il nuovo capofamiglia di Misilmeri. Al suo fianco il braccio destro è Alessandro Ravesi. Sciarabba era tornato libero dopo 7 anni di carcere e avrebbe ripreso a comandare con il supporto degli altri clan mafiosi di Palermo imponendo il pizzo agli imprenditori del palermitano.
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