Una seconda casa Aslti vicina all’ospedale Civico per accogliere i bimbi in cura nell’unità operativa di Oncoematologia pediatrica dell’Arnas Civico di Palermo. È questo il progetto dell’associazione siciliana per la lotta contro le leucemie e i tumori infantili che sarà realizzato con il ricavato dell’iniziativa “La Ciocco-latta che fa bene” che torna in città.
La campagna, avviata in questi giorni, vedrà i volontari di Aslti presenti nello stand, a Palermo, in via Libertà, angolo via Mazzini, per tre domeniche: il 28 novembre, il 5 e il 12 dicembre dalle 10 alle 18.
È anche possibile prenotare i presepi di cioccolata, contenuti nelle latte colorate, o ritirarli nella sede dell’associazione, al padiglione 17 C dell’Ospedale Civico. Prevista anche la consegna a domicilio.
Per prenotare i regali della solidarietà Aslti, si può scrivere a info@liberidicrescere.it, o chiamare al 3928957134. Le latte, con il presepe di cioccolato, si possono acquistare con un contributo di 13 euro. Si possono anche scegliere una latta rossa quadrata con i torroncini, o la palla di Natale da appendere all’albero con, all’interno i gianduiotti. Entrambe con un contributo di 10 euro.
Le latte, disegnate da Nino Parrucca, raffigurano la Vucciria, il Duomo di Monreale, e la Natività. Una, “speciale”, raffigura la Torre medioevale Roccella, in omaggio alla comunità di Campofelice di Roccella, tra le più attive nelle campagne di solidarietà di Aslti; è stata dipinta dall’artista di Cefalù, Giovanni Gugliuzza, traendo spunto da uno scatto di Antonio Leone.
“La campagna di solidarietà per questo Natale punta a consolidare il progetto della seconda casa Aslti – sottolinea Ilde Vulpetti, direttrice dell’area operativa di Aslti – la inaugureremo il prossimo febbraio, in via Indovina 5, nello stesso edificio in cui è ospitato l’altro appartamento nel quale accogliamo, da un anno, le famiglie dei nostri piccoli pazienti in cura nel reparto di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Civico. Rafforziamo, dunque, la nostra mission che punta a fare sentire ‘a casa’ famiglie e i bambini durante la loro ‘esperienza’ in ospedale. Molti provengono da altre province siciliane”.