E’ stato seppellito al cimitero dei Cappuccini Giuseppe Incontrera, l’uomo di 45 anni, ucciso alla Zisa in via Imperatrice Costanza il 30 giugno.
Eseguita l’autopsia, il corpo dell’uomo considerato ai vertici del mandamento di Porta Nuova, è stato consegnato ai familiari per i funerali strettamente privati.
Intanto Salvatore Fernandez che si è accusato del delitto si è avvalso della facoltà di non rispondere. Fernandez, si è costituito martedì scorso. Al gip Maria Cristina Sala non ha spiegato il movente del delitto compiuto alla Zisa con tre colpi di calibro 22.
Per risolvere il caso, sono state decisive le immagini delle telecamere che hanno ripreso Fernandez mentre fuggiva via dal luogo dell’omicidio. Sono in corso ancora indagini, da parte dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo, coordinate da procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale.
Al momento non è contestata l’aggravante mafiosa per l’omicidio, anche se gli inquirenti sono convinti sin dall’inizio il contesto sia legato alla criminalità organizzata.
L’omicidio di Giuseppe Incontrera sarebbe maturato per una sorta di regolamento di conti tra faide mafiose in seguito all’assassinio di Emanuele Burgio. Sarebbe questa l’ultima pista investigativa che porta la Procura a dare un movente a quello che appare come un agguato mafioso con il passare dei giorni. Secondo gli ultimi scenari tracciati Incontrera avrebbe voluto vendicare la morte di Burgio, gli animi tra le varie fazioni si erano già accese e c’è chi ha premuto il grilletto prima di lui.
Per l’omicidio di Burgio, avvenuto il 31 maggio dello scorso anno, sono stati rinviati a giudizio tre esponenti della cosca di Borgo Nuovo, vale a dire i fratelli Matteo e Domenico Romano e il figlio del secondo, Giovanni Battista. Pare che, sulla base anche di quanto ricostruito nel blitz antimafia “Vento”, Incontrera avesse avuto dei forti contrasti proprio con loro. Acredini di vecchia data che mai si erano assopite e che anzi, al contrario, si erano rinfocolate con l’omicidio di Burgio. Ad emergere anche una vicenda: il figlio di Incontrera, Salvatore anche lui arrestato nel blitz “Vento” di tre giorni fa, sarebbe stato addirittura inseguito con arma in pugno da Romano. Ma la cosa fallì perché sembrerebbe che la pistola di Romano di fosse inceppata. Tutto ricostruito attraverso le immagini di videosorveglianza nel novembre del 2020.
La sera del 31 maggio furono i Romano ad andare alla Vucciria, uno di loro armato di pistola. Le telecamere di sorveglianza avevano ripreso una discussione molto animata davanti alla trattoria “Zia Pina” gestita dalla famiglia di Burgio. Poi Giovanni Battista Romano avrebbe preso la pistola che teneva dietro la schiena e l’avrebbe passata allo zio Matteo che materialmente avrebbe aperto il fuoco contro il giovane, che aveva inutilmente tentato di scappare.
Domenico Romano, l’unico degli imputati che aveva deciso di rispondere alle domande del gip dopo il fermo, spiegò che Burgio sarebbe stato un violento (“se non mandava cinque persone in ospedale ogni sera non se ne saliva”) e che nonostante si fosse posto nei suoi confronti con “sottomissione”, la lite alla Vucciria era degenerata. La vittima, secondo la sua versione, avrebbe minacciato loro: “Vi devo scippare la testa e poi ci devo giocare a pallone”.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri Giuseppe Incontrera, la vittima uccisa alla Zisa, era il cassiere del clan di Porta Nuova. Il suo omicidio aveva creato gravi contraccolpi all’interno del mandamento. Bisognava cercare di fare in fretta per evitare altri delitti e altri morti, insomma un’altra guerra di mafia. Ecco perché è scattata l’operazione “Vento” di tre giorni fa che ha portato a 18 misure cautelari.