Il gip di Palermo Ermelinda Marfia ha rinviato a giudizio Salvatore Fernandez che lo scorso 30 giugno ha ucciso Giuseppe Incontrera, ritenuto il boss emergente della Zisa. La prima udienza si terrà il prossimo 13 luglio.
L’avvocato Salvatore Ferrante che assiste Fernandez ha chiesto l’abbreviato. Il gip ha ritenuto inammissibile la richiesta visto che l’imputato rischia la pena dell’ergastolo. L’imputato dopo il delitto ha confessato. I familiari di Incontrera non si sono costituiti parte civile. Il legale ha chiesto che venisse esclusa la premeditazione.
Se nel corso del processo dovesse emergere una ricostruzione diversa in astratto potrebbe esserci lo sconto di un terzio della pena. Incontrera era consuocero e braccio destro di Giuseppe Di Giovanni, accusato di avere ricevuto lo scettro di reggente dai fratelli Gregorio e Tommaso.
Fernandez ha raccontato che pochi giorni prima del delitto aveva litigato con Incontrera per un banale incidente stradale: La mattina del 30 giugno dell’anno scorso Fernandez impugnò una pistola e fece fuoco in via Imperatrice Costanza.
La vittima è stata raggiunta da tre colpi di pistola sparati in tre momenti diversi mentre tentava di fuggire dal suo killer.
Secondo quanto emergerebbe da un video, l’assassino di Incontrera avrebbe sparato a volto scoperto non temendo di essere identificato. Un fatto che sosterrebbe l’ipotesi dell’omicidio d’impeto e non quella di un agguato studiato. Il killer era in sella ad uno scooter senza targa ed ha inseguito la vittima che era in sella a una bici. Sarebbe partito il primo colpo che avrebbe ferito Incontrera. Poi il secondo colpo che ha fatto terminare la corsa della vittima. Anche l’aggressore sarebbe finito a terra mentre Incontrera cadeva. Poi la fuga e il terzo colpo per uccidere definitivamente il 45enne ormai sull’asfalto. La corsa in ospedale non è servita.
Sarebbe questa la ricostruzione dell’omicidio che potrebbe riguardare la droga ma anche la mafia. Sono queste le piste seguite per spiegare il delitto di via Imperatrice Costanza: l’uomo è morto mentre alcune decine di persone tra familiari e parenti si aggiravano minacciose davanti al pronto soccorso del Civico.
La vittima era stata arrestata più volte per spaccio di hashish, cocaina ed eroina, per violazione della sorveglianza speciale, ma anche per rapine. Avrebbe fatto parte di una banda specializzata in colpi a istituti di credito del Nord Italia nei primi anni 2000. Armati di tagliabalsa i rapinatori entravano con uno stratagemma in banca e chiudevano impiegati e clienti nel bagno per fuggire coi soldi. Ma questi reati sono lontani nel tempo. Più di recente, invece, il suo nome viene fatto da un pentito nei verbali che hanno portato all’operazione sui ‘compro oro’, utilizzati da Cosa Nostra per riciclare denaro o vittima di continue rapine quando ‘non allineati’.