L’hanno aspettato, si sono avvicinati a bordo di uno scooter e gli hanno sparato tre colpi di pistola. Un’esecuzione in pieno stile mafioso alla Vucciria nel cuore della movida. Emanuele Burgio, un nome che conta in Cosa nostra – il padre era un fedelissimo del boss Gianni Nicchi, capomafia emergente che faceva affari con i cugini americani, finito in carcere nel 2009 – è caduto a terra ferito.
Soccorso da alcuni familiari, il 26enne è stato portato al pronto soccorso del Policlinico di Palermo. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. Il giovane è morto poco dopo. Appena nel suo quartiere, la Vucciria, si è sparsa la voce dell’agguato, in ospedale sono arrivate circa trecento persone. La notizia della morte ha scatenato la rabbia di parenti e amici, che volevano vedere il corpo di Emanuele.
Per riportare la calma è dovuta intervenire la polizia. Gli inquirenti – l’inchiesta è coordinata dalla Dda e condotta dalla Squadra Mobile, diretta da Rodolfo Ruperti – credono sia un delitto di mafia.
Lo confermerebbero le modalità dell’omicidio e l’ambiente criminale in cui gravitava la vittima. Emanuele, secondo quanto risulta agli investigatori, gestiva lo spaccio di cocaina nel quartiere e avrebbe avuto dei contrasti con il clan del Borgo Vecchio, quartiere popolare a poca distanza dalla Vucciria.
Il delitto è stato ripreso dalle videocamere di sorveglianza di alcuni locali del rione, una delle principali zone della movida del centro storico, che hanno immortalato i tre sicari arrivare su due scooter e fare fuoco. Avvertiti da una telefonata anonima, gli agenti sono andati sul luogo del delitto: la zona era stata ripulita.
A terra poche tracce di sangue e un casco abbandonato. In mattinata la polizia ha portato in questura una serie di persone per sottoporle a interrogatorio. Sarebbero uomini del quartiere del Borgo Vecchio con cui la vittima aveva avuto dei contrasti.
“Un inaccettabile atto di violenza in città. L’omicidio in Vucciria ci ricorda che non dobbiamo mai abbassare la guardia contro ogni forma di violenza. Esprimo un sentito ringraziamento alle forze dell’ordine e alla magistratura per l’intenso lavoro che stanno svolgendo in queste ore per fare luce sul delitto”, ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
“Esprimiamo preoccupazione e rabbia. A Palermo in poche ore sono accaduti due fatti tragici, in due zone simbolo del centro storico: ieri notte a Ballarò un grave atto di omofobia, adesso alla Vucciria un omicidio, maturato in un ambiente ad alta intensità mafiosa”, commenta la Cgil in una nota.
“La ripartenza – prosegue – non può riportarci indietro agli anni bui di questa città, a Palermo non possiamo tornare a vivere peggio di prima. Non possono esserci passi indietro sulla strada della legalità. Chiediamo di intensificare il presidio sul territorio, il controllo sociale e tolleranza zero verso tutte le forme di violenza.
Il centro storico, come sta avvenendo in queste ore, si sta trasformando in una zona di illegalità diffusa, tollerata e anche giustificata. Adesso è invece l’ora di andare avanti e di fare fronte comune per garantire ai cittadini la sicurezza e la legalità”.