E’ stato celebrato il funerale di Roberta Siragusa. Caccamo piange infinite lacrime e commemora l’incolmabile ed inconcepibile perdita.
Il paese è a lutto, avvolto da uno straziante silenzio mai stato così rumoroso. L’unica frase che echeggia è “IO SONO ROBERTA”, un monito, una caratteristica che accomuna ognuno di noi e che dobbiamo scolpire nel nostro cuore.
La 17enne, ricordata per la sua gioia incontenibile e per la sua voglia di vivere, si manifesterà per sempre in ogni gesto e traguardo dei suoi cari, a cui le dedicano parole di infinita dolcezza.
“Era un uragano. Ora ci resta il silenzio e un vuoto incolmabile”. La cugina recita una lettera per la ragazza, in cui traspone tutto il suo dolore per il drammatico evento.
“Roberta, mesi prima, si era tatuata la parola Resilienza. Probabilmente potrà sembrare una parola troppo importante per la sua tenera età. Oggi possiamo dire che lei ha davvero conosciuto sulla sua pelle il significato di quella parola. Nello stesso tempo ha voluto lasciarci un messaggio: siate resilienti. Resiliente è chi affronta un trauma guardando ancora al bello della vita”.
Il termine femminicidio ha una lunga storia, iniziata sin dai tempi in cui la giovane non era neanche venuta al mondo. Nonostante ciò, Roberta Siragusa è la terza vittima del 2021. “Superiamo questo momento uniti, ottenendo giustizia e tenendo vivo il suo ricordo”.
La famiglia ringrazia chi si è unito al grido “IO SONO ROBERTA”. La cugina pone l’accento sull’effettivo significato del concetto della violenza sulle donne in relazione a quanto accaduto; fa un appello alle donne che si trovano nella stessa situazione di Roberta.
Afferma con decisione che non bisogna avere timore, è necessario parlarne: c’è sempre un posto sicuro disposto a proteggervi. “A voi, amiche sorelle, colleghe, parenti siate curiose delle difficoltà che vi confidano. E se capite che si trovano in pericolo, avvisate i carabinieri. Fatelo voi se capite che lei non è in grado. Perché spesso si tende a giustificare qualsiasi comportamento quando si crede che quel sentimento sia amore. Invece spesso risulta essere la trappola più grande che possa capitare. Non siate indifferenti, non giratevi dall’altra parte”.
Che il “IO SONO ROBERTA” non sia un parlare a gran voce fine a se stesso. Significa lottare affinché i femminicidi non si verifichino mai più, perché la lotta è persistente e sono passati tanti anni. Non si deve mai permettere a nessuno il controllo della propria vita, dei propri pensieri e desideri. “Piuttosto, allontanatevi e segnalate”.
“Siate desiderosi di scoprire cosa è l’amore. Scopriamoci educatori di buone maniere. Chiediamoci tutti insieme: ma io che posso fare per quella mia amica che si trova in questa stessa situazione? Agire, agire sempre. Spesso le grida arrivano in silenzio”.
E’ difficile difendersi, quando quella che arriva non la si considera minaccia perché ammantata dall’amore che si crede venga provato. Perché non c’è giustificazione, non c’è razionalità che tenga.
L’amore non convive con la violenza, sono due realtà antitetiche prive di connessione. Siamo tutti Roberta.
Che questa tragedia ci conferisca il coraggio di denunciare.
Amici di Roberta, la maggior parte di noi ha partecipato al suo ultimo saluto terreno…. mi è passato un pensiero in testa e desidero condividerlo con voi, perché non stabiliamo un giorno del mese, e ogni mese accendiamo la candela, per ricordare insieme Roberta, e la luce delle nostre candele possa illuminare e dare forza a tutte le donne che stanno vivendo e vivono la stessa storia di Roberta, affinché trovano la forza di mollare, prima che sia troppo tardi… #iosonoroberta Scrivono così nel gruppo su Facebook “Roberta vive!”.
Innumerevoli sono i post rivolti a lei. Le dedicano anche da Castelbuono canzoni, con la speranza che lei possa sentirle.
Giusi Scimeca pubblica un lenzuolo commemorativo per la ragazza “I bambini della scuola dell’infanzia del plesso di via Giovanni XXIII salutano così Roberta”.
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