La sola ipotesi fa raggelare il sangue. Un’ipotesi nota già ai periti durante l’autopsia a Messina. Roberta Siragusa sarebbe stata ancora viva quando le è stata gettata la benzina sul corpo e le è stato dato fuoco.
Pare fosse stordita, svenuta. Ma ancora viva. Se questo fosse confermato dalle analisi che stanno eseguendo al Policlinico di Messina ci troveremmo davanti ad un delitto ancora più efferato. Ci sarebbe stata la volontà di mettere fine con violenza alla vita della povera Roberta Siragusa.
I periti stanno esaminando la trachea i polmoni per verificare se vi siano tracce di fumo. L’ipotesi sempre più concreta è che Roberta sia morta per asfissia. Il medico legale nel corso della prima ispezione nel referto ha scritto che la ragazza aveva la lingua protrusa. Questo può capitare solo per strangolamento o asfissia.
La prima causa è stata esclusa sin da subito. Non ci sarebbero sul collo della vittima segni di violenza. “Speravo di trovarle – dice chi ha preso parte all’esame – speravo che Roberta fosse già morta. E forse non è stato così. Un aspetto dolorosissimo che ha reso tutto ancora più tragico”.
Asfissia provocata dal fumo e dalle fiamme provocate dal fuoco. Secondo una ricostruzione emersa dai lavori dei periti la giovane sarebbe stata colpita, stordita e poi data alla fiamme, forse mentre era ancora viva.
Ci sarebbe una ferita al volto, forse provocata da un colpo o da una caduta. In queste ore mentre si stanno celebrando i funerali proseguono le indagini dei carabinieri coordinati dalla procura di Termini Imerese.
Quanto ha raccontato Morreale ai carabinieri e cioè che Roberta si sia uccisa dandosi fuoco viene smentito da tantissimi indizi raccolti dai Ris. Sarebbero state trovate tracce di sangue nella sua Fiat Punto.
Intanto due giorni fa Pietro Morreale,, il giovane di 19 anni accusato del delitto è stato trasferito da Termini Imerese al carcere palermitano Lorusso di Pagliarelli. qui con una sigaretta ha cercato di dare fuoco ad un rotolo di carta igienica.
Il giovane è controllato 24 ore su 24 e gli agenti sono intervenuti subito. Qualcuno all’interno del carcere parla di un gesto dimostrativo.
Nella cella non c’era nulla che poteva bruciare. I
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