“Davanti al pm che lo interroga, Pietro era distrutto per la perdita della sua fidanzata. Così come è distrutta tutta la sua famiglia”.
E’ quanto dice l’avvocato Giuseppe Di Cesare che insieme alla collega Angela Maria Barillaro, difende Pietro Morreale, fermato oggi su provvedimento della procura di Termini Imerese e accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Il giovane di 19 anni compagno di classe con Roberta Siragusa non ha ammesso nulla. Si è chiuso in un cupo silenzio. Insieme al padre si è presentato dai carabinieri, ha portato i militari nel luogo dove si trovava il corpo della giovane, poi più nulla.
Cosa sia successo in quelle ore tra sabato notte e domenica all’alba lo sa solo Pietro. I carabinieri del gruppo di Monreale stanno cercando di scoprirlo e mettere insieme i pezzi di un puzzle molto complesso. Attraverso le telecamere nel paese, i telefonini dei ragazzi e degli amici.
La tecnologia, come insegna la cronaca, può offrire quelle prove per cercare di trovare le prove necessarie per dare un nome e un cognome all’assassino e a possibili ed eventuali complici.
Sono tante le domande che restano senza risposta. Come è stata uccisa Roberta? E’ stata strangolata? Colpita con calci e pugni? Spinta violentemente cadendo ha sbattuto la testa?
Le risposte potrebbero essere nel provvedimento di fermo che resta segreto a tutti, tranne all’avvocato di Pietro, ai carabinieri e alla procura.
Alcune risposte possono essere già arrivate dall’esame del medico legale che ha fatto la prima ispezione sul corpo di Roberta. Anche questi dati al momento restano custoditi in procura.
Altre risposte potrebbero arrivare domani durante l’udienza di convalida e successivamente anche dall’autopsia che sarà eseguita all’istituto di medicina legale del Policlinico.
Bisogna solo aspettare e non fare congetture. In questa triste storia ci sono due famiglie devastate dal dolore e un’intera comunità, quella di Caccamo, distrutta per un delitto orrendo.
Don Domenico Bartolone parroco della chiesa Santissima Annunziata a Caccamo ha scritto nel suo profilo Facebook: “Caccamo si è svegliata con una brutta e triste notizia. Un’immane tragedia ha colpito la nostra comunità . Confidiamo nella magistratura affinché venga fatta giustizia per una giovane vita spezzata”.
“Li conoscevo – continua il racconto di don Domenico – ero docente di entrambi. Ma li conoscevo pure perché la loro comitiva si riuniva davanti alla chiesa, quando aprivo e chiudevo erano sempre lì. Mi sono spesso soffermato a parlare con quei ragazzi, adolescenti normali e niente lasciava presagire una tragedia.
No, non ce l’aspettavamo. Roberta era una ragazza sensibile. C’eravamo incontrati qualche giorno fa perché voleva consigli sul suo percorso, sul suo futuro. Aveva le idee chiare e voleva assumere il suo posto nel mondo. Cosa posso dirle? Io mi affido alla preghiera e al Signore. Lui ci garantisce la consolazione e l’immunità”.
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