E’ stato il giorno in cui è stato mostrato in aula il video degli ultimi istanti di vita di Roberta Siragusa, la ragazza di 17 anni uccisa la notte del 24 gennaio a Caccamo (Pa).
Nell’aula bunker dell’Ucciardone davanti al presidente della seconda Sezione penale della corte d’assise Vincenzo Terranova, giudice a latere Mauro Terranova, il pm Giacomo Barbara, il tenente dei carabinieri di Termini Imerese Nicola De Maio ha ripercorso gli ultimi minuti della vita della ragazza uccisa bruciata nei pressi del campo sportivo di Caccamo.
Pietro Morreale è impassibile nell’aula bunker dell’Ucciardone. In uno dei box dell’aula bunker ha assistito alla visione del video senza tradire nessuna emozione.
Il video ripreso dalle telecamere da un negozio nei pressi del campo sportivo immortala un corpo avvolto dalle fiamme mentre percorre pochi metri prima di cadere.
Sono le passati dieci minuti dalla due di notte quando vicino all’auto parcheggiata di Pietro Morreale, una Fiat Punto, si vede una deflagrazione nei pressi del muro perimetrale del campo sportivo.
Si vede il corpo in fiamme che percorre pochi metri e poi cade. E’ il corpo di Roberta. Dopo 15 secondo si vede la presenza di Pietro Morreale vicino al corpo in fiamme. Secondo la ricostruzione dei carabinieri Pietro Morreale non cerca in nessun modo di soccorrere la ragazza o spegnere le fiamme.
Si vede Morreale correre verso la macchina e spostarla parcheggiandola vicino al corpo della ragazza. Poi dopo due minuti Morreale afferra per le caviglie il corpo della giovane ancora in fiamme e lo sposta in un terrapieno. Un’azione che sarebbe confermata anche dal medico legale.
Il racconto ricco di dettagli è stato fatto davanti agli avvocati della famiglia Sergio Burgio e Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona Lo Verde e il difensore di Pietro Morreale, Gaetano Giunta.
Il percorso fatto dall’auto di Pietro Morreale da Caccamo al campo sportivo e poi successivamente per ben due volte dal campo sportivo fino a Monte San Calogero in località Monte Rotondo dove poi domenica mattina è stato poi trovato il corpo della ragazza è documentato dall’impianto gps installato sulla Fiat Punto del giovane e da diverse telecamere sparse in giro tra le vie di Caccamo.
“Ecco sono le 2,20 e 34 secondi – afferma il tenente, indicando con il mouse la parte alta dello schermo -. La telecamera inquadra la zona accanto al campo sportivo, si vede una figura che si allontana dal fuoco. L’orario è spostato in avanti, quello reale corrisponde alle 2.10 e 27″.
In quel momento secondo la ricostruzione dell’accusa, il corpo di Roberta sta prendendo fuoco. Rispetto all’orario della telecamera ci sono dieci minuti di differenza dall’orario
Si vede una fiammata, il rogo divampa per qualche secondo, poi a poco a poco si spegne. Poco più di un minuto dopo, alle 2.11 e 43, la stessa figura che si era allontanata dal fuoco, torna sul punto dell’incendio.
!Si vede questa immagine che trascina il corpo, lo prende per i piedi – prosegue il tenente De Maio – e questo corrisponde perfettamente con un altro particolare emerso nel corso delle indagini. Io ero presente all’autopsia e l’esame ha evidenziato dei chiari segni di trascinamento sul torace. Non erano tagli dovuti a ferite, ma graffi e lesioni tipici di un corpo che viene trascinato”.
Alle 2.13 e 07 la Punto si sposta dalla zona nei pressi del campo di Caccamo, 5 secondi dopo si spengono le luci. E subito dopo, dice sempre il tenente, Morreale inizia a comporre una serie di numeri di telefono. Otto telefonate, questo dicono i tabulati, sono rivolte a due amici, con i quali però non riesce mai a parlare, altre 4 chiamate sono rivolte ad un altro ragazzo, anche queste senza successo. L’unica che va a destinazione è quella partita alle 2,16 e 13, una conversazione di 12 secondi con Marco S., un altro giovane di Caccamo.
Alle 2.22 è la madre che chiama il figlio Pietro. Ma la notte è ancora lunga, la telecamera piazzata alla «Bottega dei sapori», nei pressi dello stadio, inquadra chiaramente un ragazzo che scavalca ed entra nel campo sportivo di calcio a 11, si vede una piccola lucina che si aggira sul prato. Sono le 2 e 26 e 30 secondi. Cosa è andato a fare lì dentro. «A recuperare qualcosa che ha perso durante la colluttazione con Roberta», sostengono gli avvocati di parte civile, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio.
Alle 2.32 e 23 secondi la macchina va via. Viene inquadrata dalla stessa telecamera e anche il Gps a bordo della vettura registra la messa in moto e poi l’inizio del percorso. Questa è la fase, secondo gli investigatori coordinati dal pm Giacomo Barbara della procura di Termini, in cui Morreale si dirige verso la zona di Monte San Calogero per fare una sorta di sopralluogo. È lì che vorrebbe lasciare il corpo martoriato della ragazza ma prima deve essere certo che non ci sia nessuno. Ci mette poco più di 4 minuti a percorrere il tragitto, le strade sono vuote. Alle 2.36 e 58 secondi una telecamera piazzata nell’ultima casa prima della trazzera inquadra la macchina.
Alle 2,44 la Fiat è di ritorno. “Un orario perfettamente compatibile con la distanza percorsa – afferma il tenente De Maio -, poi la macchina invece di rientrare in paese, fa una deviazione». E dove va? «Per me è andata davanti all’abitazione dei Siragusa», afferma l’ufficiale. Dopo casa di Roberta, Morreale è andato a casa sua, si è fermato pochi minuti e in questo frangente avrebbe preso il sacco dove infilare il cadavere della vittima.
Alle 3.03 la macchina è di nuovo al campo sportivo, alle 3.05 spegne il motore in corrispondenza del muro di cinta. Lì avrebbe caricato il corpo carbonizzato e alle 3,25 la vettura riparte dallo stadio e torna a Monte San Calogero. È l’ultimo atto di quella notte drammatica.
Alle 3, 29 e 17 la vettura transita di nuovo davanti alla telecamera della villa, 10 minuti dopo ritorna e la Punto si ferma davanti abitazione dei Morreale. sono le 3.40 e 38 secondi.
“Poco dopo, alle 3.56 – conclude il tenente -, Morreale invia dei messaggi al cellulare di Roberta, fino alle 4,01”. Era un modo, dice l’accusa, di depistare le indagini e dimostrare che era in pena per fidanzata. Appena uccisa e bruciata.