Caccamo si stringe attorno alla famiglia di Roberta Siragusa. La salma della giovane è arrivata in chiesa portata a spalla da amici e parenti. Un applauso e il suono della campane ha accolto la bara bianca di Roberta nella chiesa della Santissima Annunziata.
L’ingresso della chiesa è controllato dai carabinieri. Il paese di Caccamo si è fermato per rendere omaggio alla giovane. Prima della celebrazione l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice è andata dal papà di Roberta, dalla mamma e dal fratello.
Un breve abbraccio per dimostrare la vicinanza della chiesa a questa famiglia distrutta da quanto successo.
“Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Roberta. Corpo martoriato. Sacrificato. – ha detto l’arcivescovo nel corso dell’omelia – Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Iana e Filippo, al fratello Dario, ai familiari, agli amici, alla città intera?
Una vita distrutta e rubata troppo presto, in modo oltremodo crudele. L’uomo – dice la Parola di Dio – ha due strade: quella della relazione e quella della violenza. E oggi vediamo come la violenza abbia distrutto la bellezza di Roberta, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo. Senza parole.
In certi momenti si vorrebbe solo stare in silenzio e piangere sommessamente un dolore indicibile, inaudito. Un corpo che aveva il fuoco della vita e si apriva al fuoco dell’amore è davanti noi, sfigurato dalle fiamme della violenza. Se il cuore non arde di amore divampa il fuoco devastante della violenza. E in questo corpo bruciato ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza.
Oggi, in questo mondo sempre più segnato dalla violenza e lacerato da conflitti, assistiamo alla barbarie di corpi abusati, mutilati, eliminati, ricacciati e rinchiusi in luoghi di tortura”. Un’omelia rivolta ai genitori straziati da tanto dolore”.
“Nel corpo di Roberta piangiamo il destino dell’umanità quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare il vostro strazio, cari genitori. Siamo in silenzio con voi. – ha aggiunto Lorefice – E vi doniamo le nostre lacrime. L’intera famiglia umana oggi piange Roberta. E noi qui, stamattina, anzitutto la consegniamo ad un Corpo che è stato anch’esso martoriato e ucciso: il Corpo crocifisso di Gesù di Nazareth.
Ucciso con violenza da uomini che non sapevano quello che facevano. Perché chiunque è violento non sa che la violenza ha la forza distruttiva di una bomba all’idrogeno: provoca una deflagrazione a cascata. Nel costato di Cristo, aperto e trafitto con violenza, entrano tutti i cuori lacerati dalla violenza. I cuori lacerati dei familiari di Roberta. I cuori di noi tutti. Non abbiamo parole da darvi, sorelle e fratelli; solo un Corpo, un Cuore, dentro il quale piangere il dolore senza fine della vostra e nostra “piccola” Roberta così martoriata”.
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