Si cerca la pistola che ha uccido Natale Caravello, a Brancaccio. L’omicidio è stato confessato dal giovane Alessandro Sammarco. Si tratterebbe di una calibro 22 illegalmente detenuta ma che ancora non è stata trovata dagli investigatori che intanto scavano anche nei rapporti tra il palermitano reo confesso e la famiglia Caravello.
“Non lo volevo uccidere”
“Quella sera stavo andando a Romagnolo a incontrarmi con Alessia, quando mi sono incrociato con suo padre, non lo volevo uccidere ma solo difendermi…”- Lo ha detto Sammarco, il ventenne fermato per il delitto di Natale Caravello. Sammarco resterà in carcere con l’accusa di omicidio aggravato da premeditazione e futili motivi. Il fermo non è stato convalidato da parte del gip Giuliano Castiglia ma al termine dell’udienza è stata emessa un’ordinanza che dispone il carcere per il giovane, difeso dall’avvocato Corrado Sinatra. Il 20enne era andato spontaneamente a costituirsi alla caserma Carini poco dopo aver fatto fuoco contro il padre della ragazza per la quale aveva perso la testa.
L’arresto non convalidato
Il gip del tribunale di Palermo Giuliano Castiglia al termine dell’interrogatorio non ha convalidato l’arresto di Alessandro Sammarco, 20 anni accusato di avere ucciso Natale Caravello lo scorso giovedì nel quartiere Brancaccio. Il giudice per le indagini preliminari Giuliano Castiglia non ha convalidato il fermo perché non ritiene ci sia il pericolo di fuga, ma ordina che Sammarco resti in carcere per la gravità dei fatti, perché potrebbe commettere altri efferati delitti e inquinare le prove. Gli viene contestato l‘omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Il giovane, difeso dall’avvocato Corrado Sinatra, nel corso dell’interrogatorio ha ribadito di essere avere commesso una follia e di avere rovinato due famiglie.
Chiedo scusa ho rovinato due famiglie
“Non posso che chiedere scusa – ha aggiunto Sammarco – la mia relazione con la figlia di Caravello andava avanti di nascosto da due anni. E la sera di giovedì stavo andando a incontrarla. Non sono mai stato minacciato. Nessuno della famiglia Caravello mi è venuto mai a cercare. Ho solo commesso un errore che sto pagando. Posso solo chiedere scusa alla famiglia Caravello”. Il giovane si trova rinchiuso nel carcere Pagliarelli.
Le indagini della squadra mobile
Secondo la ricostruzione della polizia giovedì sera attorno alle 20 i poliziotti sono arrivati in via Pasquale Matera nel quartiere di Brancaccio, dopo alcune telefonate di cittadini allarmati per aver sentito degli spari su strada. Sul luogo segnalato, gli agenti hanno rinvenuto il corpo di un uomo riverso sul selciato e privo di vita. Nel corso di una prima ispezione i poliziotti hanno recuperato e sequestrato i bossoli esplosi da una pistola. Le indagini sono condotte dalla polizia. Il giovane Alessandro Sammarco si è presentato. Secondo le indagini l’omicidio è maturato tra i dissidi con Natale Caravello per la relazione con la figlia del dipendente della Reset ucciso.
I dubbi sulla dinamica dal giudice
Il gip non crede alla versione del giovane, “È del tutto incredibile che l’omicidio sia stato commesso per paura – scrive il giudice – o per rendere preventivamente inoffensivo Natale Caravello”. In presenza del suo legale, l’avvocato Corrado Sinatra, il ventenne ha risposto per circa tre ore alle domande del giudice nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto. Quello avvenuto in via Pasquale Materia sarebbe stato un agguato. Lo confermerebbe la dinamica ricostruita dagli investigatori della squadra mobile – l’uomo è stato colpito alle spalle – e il fatto che Sammarco girasse armato di una pistola comprata “appena prima” da un tunisino a Ballarò.
La calibro 22 e il telefono spariti
La sua reazione lo avrebbe spinto a prendere la pistola (che deteneva illegalmente) e a fare fuoco. Il corpo è stato trovato dai poliziotti “in una pozza di sangue” e il cadavere presentava “due lacerazioni di forma circolare… in prossimità della regione interscapolare… e del torace”. I segni dei colpi esplosi con una calibro 22 che i poliziotti, coordinati dal sostituto procuratore Gianluca De Leo, stanno cercando. Dell’arma, di come se l’era procurata e se qualcuno lo ha aiutato a farla sparire, Sammarco non avrebbe detto nulla. Mentre i poliziotti gli davano la caccia, lui avrebbe avuto tutto il tempo di disfarsene (ma è da capire se sia stato aiutato da qualcuno) e poi, dopo aver contattato il suo legale, andare alla caserma dei carabinieri di piazza Verdi per consegnarsi. Restano ancora alcuni punti da chiarire sull’esatta dinamica del delitto.
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