Non si muore mai davvero, sino a che si è presenti nel cuore e nella memoria di chi si è amato.
Esiste un modo per preservare il legame tra visibile ed invisibile, tra chi è ancora in vita e chi adesso riposa nella pace eterna.
Al culto dei morti presente in tutte le latitudini e particolarmente importante nella tradizione cristiana si associano una serie di usanze.
Il giorno dei defunti, che si celebra il 2 novembre, è preceduto dalla festa di Ognissanti, istituita da Papa Gregorio II nell’VIII secolo. Un giorno di vacanza, in Italia è festa nazionale in cui scuole, uffici e negozi sono chiusi nonché giorno di onomastico per tutti coloro che portano il nome di un santo non indicato sul calendario.
Secondo tradizione, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, le anime dei defunti visitano le case dei propri cari portando doni ai bambini. Dolci e giocattoli se sono stati buoni, carbone di zucchero per i più discoli. I regali dei defunti vengono fatti ritrovare sulla tavola della cucina al mattino dopo ma in alcune zone della Sicilia, come nel Trapanese, i bambini vengono coinvolti in una caccia ai doni tra le stanze di casa dove i morti li hanno nascosti per loro.
Il 2 novembre è il giorno dedicato alla visita dei cimiteri con l’omaggio ai defunti di fiori variopinti.
Per loro si celebrano messe in suffragio e in casa o nelle chiese, si accendono i lumini votivi. La luce diffusa dalla fiamma simboleggia la fede nell’immortalità dell’anima del defunto e il conforto nel viaggio verso l’aldilà. In alcune zone, come nella Piana di Vicari si cena tenendo sulla tavola “i pupi ri zuccaru”, bambole di zucchero antropomorfe che anticamente simboleggiavano proprio i defunti.
Sono molte le fiere dei morti allestiti in diverse città siciliane. Un appuntamento particolarmente atteso dai bambini. Centinaia di bancarelle vendono soprattutto dolci e giochi per i più piccoli.
In Sicilia è consuetudine ritenere Ognissanti il giorno che apre il lungo periodo delle festività che dopo l’Immacolata Concezione, festeggiata l’8 dicembre, prosegue con il Natale e Santo Stefano per concludersi il 6 gennaio dell’anno successivo con l’Epifania “che tutte le feste porta via”.
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