“Un incontro utile in cui si è discusso del futuro dell’immobile di via Boito, attualmente occupato dai ragazzi e dalle ragazze del Laboratorio sociale Malaspina, e in generale dell’utilizzo del patrimonio pubblico per attività e servizi per la collettività”, così viene giudicato dai deputati regionali Claudio Fava e Giampiero Trizzino, dalla capogruppo del M5s al comune di Palermo Viviana Lo Monaco e dalla promotrice del progetto “Facciamo Palermo” Mariangela di Gangi il confronto svoltosi stamane in Ars e a cui hanno partecipato i vertici dello Iacp di Palermo è una rappresentanza del Laboratorio sociale Malaspina.
Per Trizzino, Fava, Lo Monaco, e Di Gangi “è fondamentale promuovere occasioni di confronto e di collaborazione tra tutti gli attori istituzionali per sottrarre a interessi speculativi gli spazi pubblici delle nostre città e per favorire risposte ai bisogni dei territori e delle comunità”.
Pochi giorni fa l’appello delle parti alla costituzione di “Un tavolo tecnico e di coordinamento fra Regione, Comune, Città metropolitana, IACP e Agenzia del Demanio con la partecipazione di associazioni e comitati di cittadini per progettare insieme e coordinare l’azione delle istituzioni per l’utilizzo dei beni immobili oggi inutilizzati o abbandonati, anche per sfruttare al meglio i fondi del PNRR, attraverso un vero e proprio coordinamento tra centri di spesa, fondi da utilizzare e bisogni dei territori”.
Questa la proposta che Trizzino e Di Gangi avevano formulato venerdì scorso incontrando gli studenti e le studentesse del Laboratorio Malaspina, occupanti dell’asilo abbandonato di via Boito, sede in passato anche del Laboratorio Zeta.
“Ci sono nel nostro territorio centinaia di beni immobili pubblici oggi inutilizzati e inutilizzabili – avevano sottolineato Di Gangi e Trizzino – e su questi beni spesso nemmeno le istituzioni proprietarie hanno le idee chiare, soprattutto per mancanza di fondi o per mancanza di un’adeguata cultura della progettazione partecipata.
Con decine di bandi del PNRR aperti e in arrivo, oltre ai tanti altri fondi già esistenti e a disposizione per lo stesso scopo, il rischio che vediamo è quello di una sterile e pericolosa competizione fra enti pubblici che non fa che danneggiare la finalità pubblica dei beni comuni. Dagli asili ai centri giovanili per anziani, passando per i centri di quartiere, sono tante le possibilità aperte, che però, senza un’adeguata regia e senza il coinvolgimento di cittadini e associazioni rischiano di rimanere lettera morta, oppure di produrre progetti vuoti, sganciati dalle necessità del territorio”.