Si lavora per la realizzazione del centro meteorologico siciliano. L’unico sistema per consentire un sistema di allerta meteo davvero efficace. L’occasione per fare il punto su questo traguardo, la Sicilia e la Basilicata sono le uniche regioni che non hanno un sistema regionale di rilevamento, è stato l’incontro organizzato oggi all’università di Agraria per festeggiare i 20 anni del servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias) e la sua rete di 96 stazioni, operativa dal 1 gennaio 2002.
“Ancora oggi – dice Luigi Pasotti dirigente della sede catanese del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (Sias) – le prestazioni ottenute sono rese possibili da una gestione della rete che dal 2011 avviene interamente ad opera del personale interno, esempio forse unico nel panorama italiano, scelta impegnativa resasi necessaria dalla scarsità di risorse finanziarie disponibili, che tuttavia per alcuni aspetti è stata la chiave di volta delle elevate prestazioni in termini di completezza delle serie acquisite, frutto di interventi di manutenzione mirati e tempestivi da parte del personale distribuito sul territorio”.
La nuova sfida del centro metro regionale
Adesso la nuova sfida è quella di mettere in rete le centraline presenti nel territorio regionale e realizzare un unico centro meteo regionale. Una mano per questo nuovo traguardo può arrivare dal professore Carlo Cacciamani, direttore della nuova Agenzia ItaliaMeteo, incaricata di costruire un servizio meteorologico nazionale civile. Cacciamani ha illustrato il percorso che la nuova agenzia ha intrapreso per mettere a sistema le competenze e le esperienze maturate all’interno delle istituzioni di ricerca e dei servizi regionali, tra cui il Sias, che sarà chiamato a contribuire all’attività dell’agenzia con i propri dati meteorologici e con alcune procedure innovative.
Fin dalla sua nascita alla fine degli anni ’90, il SIAS ha potuto fare tesoro dell’esperienza dei servizi regionali che alcuni anni prima in Italia avevano inaugurato la stagione dell’agrometeorologia moderna, nonché dell’ex UCEA (Ufficio Centrale di Ecologia Agraria). Istituzioni che hanno partecipato alla formazione del personale che ha avviato operativamente il SIAS e che hanno lasciato un’impronta indelebile nella progettazione della rete e delle infrastrutture a supporto del servizio.
L’eredità di quella feconda fase di studio e progettazione è riconoscibile anche oggi nella qualità dei siti delle stazioni, quasi tutti con una ottima rispondenza agli standard WMO, e nella struttura del database, dotato di funzioni avanzate di validazione e di elaborazione statistica, di recente aggiornate con il calcolo automatico degli indici climatici ETCCDI.
Anche i partners tecnologici che nelle diverse fasi di vita hanno supportato la gestione e gli sviluppi del sistema si sono rivelati punti di forza che hanno conferito solidità alle soluzioni adottate.
Negli anni, partendo dal raggruppamento che realizzò il progetto iniziale, formato da Finsiel, MTX e Telecom-SISPI, si sono aggiunti gli apporti di Almaviva, Ecosearch, Misurando e Sicilia Digitale.
L’evoluzione principale che la rete ha subito nel corso degli anni è stato il passaggio dall’iniziale trasmissione dati via GSM ad un sistema di trasmissione dati in tempo reale basato su protocollo GPRS, avviato dal 2009 con l’ammodernamento della rete, completato su 88 delle 96 stazioni, che ha permesso l’inserimento dei dati nel sistema di Protezione Civile nazionale e regionale con aggiornamenti effettuati ogni 10 minuti, anche sull’app per Android collegata.
Numerosi i flussi dati che alimentano altre banche dati
Una vasta condivisione dei dati con utenti, piattaforme nazionali e internazionali
Dal database SIAS sono attualmente attivi flussi di dati non in tempo reale a 10 min/1 ora/giornalieri verso:
– Banca Dati Agrometeorologica Nazionale – CREA
– Meteomont
– EU – Joint Research Center -MARS
– Sistema Informativo Forestale – Corpo Forestale Regione Siciliana
– Università di Palermo – Facoltà di Ingegneria
I dati in tempo reale trasmessi a DPC e DRPC utilizzano invece un intervallo di elaborazione dei dati pari a 5 minuti, e vengono trasmessi senza essere archiviati nel database SIAS.
Di fondamentale importanza sono poi i dati trasmessi al sistema SCIA dell’ISPRA per la realizzazione del rapporto “Gli indicatori del Clima in Italia”, nonché all’ISTAT, che nel tempo sta perfezionando la propria capacità elaborativa per la climatologia.
Oltre alla fruizione istituzionale, è rilevante l’uso dei dati che viene fatto dagli utenti registrati al servizio semiautomatico di fornitura dati, largamente utilizzato non solo dal settore agricolo ma anche dai professionisti, dal mondo della ricerca, dai settori ambientale, energetico, assicurativo. Basti pensare che attraverso questo canale, che ha oltre 4000 utenti, sono stati forniti nel corso del 2021 oltre 114 milioni di dati.
Nonostante nel tempo abbia assunto sempre maggiore rilevanza l’utenza non legata all’agricoltura, in particolare nei settori ambientale ed energetico, il SIAS continua ad essere un servizio di riferimento soprattutto per il settore agricolo, a cui sono dedicate applicazioni tipicamente agrometeorologiche quali IRRISIAS per il calcolo del fabbisogno irriguo, GELOALERT per la previsione delle gelate radiative, SAFE per la difesa fitosanitaria sostenibile. Attualmente queste applicazioni, operative su una piattaforma informatica denominata AGROSERVIZI, sono in fase di reingegnerizzazione per essere rese più efficienti su un sistema in cloud completamente rinnovato e integrato con servizi GIS.
Un ruolo in crescita di supporto al monitoraggio climatico
La disponibilità di serie di dati di durata ventennale con elevati livelli di completezza sta facendo assumere alla rete una funzione sempre più importante nell’osservazione dei segnali di cambiamento climatico.
A questo contribuiscono tra l’altro alcuni eventi documentati dalla rete negli anni recenti, che per la loro eccezionalità sono stati interpretati come probabile espressione del segnale di cambiamento climatico globale. Se da un lato la breve durata delle serie e la mancanza di dati storici acquisiti negli stessi siti non permette ancora di effettuare confronti significativi e di interpretare univocamente tali eventi, dall’altro non si possono sottovalutare le legittime preoccupazioni che tali dati destano.
La rete SIAS alle prese con eventi estremi di grande portata
Un evento dal grande impatto sul territorio è stato il nubifragio che ha colpito parte della città di Palermo il 15 luglio 2020, per fortuna senza vittime, che ha fatto registrare dalla stazione SIAS in zona Uditore un’intensità oraria di 87,8 mm/h, con un accumulo totale di 134 mm in poco meno di 3 ore. Stazioni relativamente vicine della rete ex Servizio Idrografico dell’Autorità di Bacino hanno registrato valori di poco inferiori, confermando le dimensioni dell’evento.
Le difficoltà di smaltimento delle acque meteoriche hanno provocato un grave allagamento dell’area urbana interessata e in particolare della circonvallazione con i suoi sottopassi, mettendo in pericolo di vita centinaia di automobilisti. Si è trattato di un evento che per intensità non trova riscontro nelle serie disponibili di tutte le stazioni di Palermo con serie storiche.
Un altro evento di estrema rilevanza è stato il nubifragio occorso il 24 ottobre scorso nell’area tra le province di Catania e Siracusa, nella fase iniziale della vasta circolazione depressionaria evolutasi poi nella tempesta subtropicale “Apollo”. La stazione SIAS di Lentini (SR) ha registrato, con 153,4 mm/h, la più elevata intensità oraria rilevata dal 2002 sull’intera rete, superando anche il massimo valore di intensità tra quelli presenti in tutte le serie storiche degli Annali Idrologici.
Il caso del record europeo di temperatura in corse di verifica
L’evento che in assoluto ha maggiormente catturato l’attenzione, ottenendo risonanza mondiale, è stato il picco di temperatura di 48,8 °C raggiunto l’11 agosto 2021 dalla stazione SIAS ubicata nel comune di Siracusa in C.da Monasteri, non lontano dall’abitato di Floridia. Si tratterebbe del record europeo, superiore non solo al valore di 48,0 °C riconosciuto ufficialmente da WMO, registrato ad Atene il 10/07/1977, ma anche ai 48,5 °C registrati nel 1999 a Catenanuova (EN) da una stazione posizionata in condizioni non standard.
La notizia di questa rilevazione ha portato il SIAS a confrontarsi con le procedure per la verifica della validità del dato ad opera di una apposita commissione WMO presieduta dal Prof. Randall Cerveny dell’Università dell’Arizona. La procedura è relativamente complessa, dal momento che prende in considerazione non solo l’accuratezza della misura in sé, ma anche la sua attendibilità in relazione alle altre variabili meteorologiche rilevate dalle altre stazioni vicine, alle previsioni modellistiche, al quadro sinottico al suolo e in quota. Anche l’analisi dell’interazione con l’orografia è in questo caso particolarmente importante, essendosi l’evento originato per uno spiccato effetto favonico legato alla discesa di masse d’aria dall’altopiano ibleo verso la Valle dell’Anapo. Peraltro l’evento è stato caratterizzato da un repentino abbassamento termico immediatamente successivo al raggiungimento del picco termico, nel momento in cui l’attenuazione di venti di terra ha permesso l’ingresso di più fresche correnti di brezza provenienti dal Mar Ionio.
La procedura prevede infine la verifica in laboratorio dell’intero sistema di acquisizione (data logger e sensore) a cura dell’INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica), ente già incaricato in passato da WMO di verificare l’attendibilità di registrazioni di valori estremi, dotato di procedure e di attrezzature che ne fanno un’eccellenza a livello internazionale.
Le premesse per la convalida del record di 48,8 °C sembrano sussistere, essendo la stazione di rilevamento ubicata in un sito con un’ottima rispondenza agli standard WMO, dotata di strumentazione di comprovata affidabilità e largamente utilizzata in molte reti internazionali ufficiali, tuttavia è certamente opportuno attendere il completamento del lavoro della commissione per avere un responso completo.
Va ricordato in ogni caso che la lunghezza limitata della serie non permetterà di interpretare quel dato come un segnale inequivocabile del cambiamento climatico, non potendo escludere che in quella particolare situazione orografica valori analoghi siano stati raggiunti in occasione delle più intense avvezioni calde registrate nella storia.
Una responsabilità ancora più grande per il futuro
La vicenda del possibile record europeo di temperatura mostra quanto sia importante la cura delle reti di stazioni, specie di quelle che, grazie alla lunghezza delle serie storiche disponibili, sono punti di osservazione privilegiati per il monitoraggio del cambiamento climatico.
In una situazione che vede molte stazioni storiche caratterizzate da gravi discontinuità delle serie oppure da un deterioramento delle condizioni dei siti di rilevamento, a causa ad esempio del fenomeno dell’”isola di calore”, una rete come quella del SIAS non può essere che valorizzata e sostenuta per il futuro, così da poter diventare sempre più un affidabile strumento per la caratterizzazione del clima in evoluzione.
Il SIAS ha celebrato con un convegno 20 anni di attività della rete agrometeorologica regionale
Nel corso del Convegno sono state presentati i risultati di 20 anni di attività, che consentono di delineare alcune tendenze del clima del XXI secolo in attesa di poter elaborare una climatologia completa una volta che le serie raccolte raggiungeranno una lunghezza di 30 anni di dati. Per la continuità e la qualità dei dati rilevati le serie di dati SIAS saranno alla base del monitoraggio del clima dei prossimi anni, clima che già evidenzia le forti anomalie nell’intensità delle piogge e nell’andamento delle temperature. Nel corso del convegno in particolare sono state presentate da Luigi Pasotti due nuove pubblicazioni presto disponibili sul sito web del SIAS, il catalogo dei metadati delle rete SIAS e le elaborazioni sulle piogge intense alla base della pianificazione urbanistica e delle prevenzione del rischio idrogeologico.
Il Dirigente generale del Dipartimento Agricoltura, Dario Cartabellotta, ha ripercorso i passi che hanno portato alla costituzione del SIAS precorrendo i tempi rispetto a esigenze del mondo agricolo che dopo 20 anni sono ancora attuali e addirittura più urgenti di 20 anni fa.
Anche la Prof.ssa Ventura, presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia e docente all’Università di Bologna, ha arricchito il confronto sottolineando l’apporto che servizi come il SIAS possono dare all’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici.
La tavola rotonda moderata dal Professore Noto ha messo in evidenza anche la necessità di una più stretta collaborazione tra le istituzioni regionali attive nel monitoraggio meteorologico e idrologico, quindi tra SIAS, Autorità di Bacino e Centro Funzionale di Protezione Civile. A questo proposito il Dott. Basile del Centro Funzionale di Protezione Civile ha illustrato il percorso che ha portato alla recente realizzazione della nuova rete di stazioni che affianca e infittisce le reti preesistenti.
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