Non ti nascondere. Un’esortazione a uscire allo scoperto, a non avere paura o vergogna, a mostrarsi per quello che si è. Perché in ogni diversità c’è ricchezza di valori. Un monito divenuto un hashtag, per l’appunto #nontinascondere, nonché il leitmotiv del Disability Pride Italia, che avrà luogo a Napoli da domani sino a domenica in concomitanza con le città di New York e Brighton.
‘Pride’ che non è solo l’orgoglio – dal significato del termine in inglese – dei partecipanti alla allegra e dirompente parata degli Stati Uniti dove il Disability è nato nel 1990, ma anche la fierezza e soprattutto la determinazione. Quella dei disabili che in queste ore stanno raggiungendo il capoluogo partenopeo per partecipare a tre giorni di musica, esperienze, dibattiti, conferenze – che si terranno al Maschio angioino – e spettacoli che animeranno la manifestazione organizzata dall’associazione- federazione Disability Pride Italia con lo scopo di creare una nuova e alternativa modalità di cooperazione tra le associazioni che si occupano di disabilità e gli altri ambiti della società civile.
L’obiettivo del Disability, che torna con la seconda edizione ricca di appuntamenti dopo quella dello scorso anno di Palermo, è proporre un nuovo modo di vivere e vedere la disabilità.
Lo ribadisce uno degli organizzatori e relatori della manifestazione, Giovanni Cupidi, lo statistico tetraplegico di Misilmeri tra i protagonisti, negli ultimi mesi, del duro confronto con il governo della Regione siciliana sinora inadempiente sull’assistenza ai disabili.
La stampa ha ribattezzato le proteste di piazza dei disabili siciliani e dei loro familiari come ‘la rivolta delle carrozzine’: l’opinione pubblica ha purtroppo potuto comprendere quanta impreparazione, approssimazione e superficialità ci siano nell’accostarsi alle esigenze di queste persone, che non chiedono altro che vivere una vita più normale possibile.
Giovanni, quale sarebbe questo nuovo modo di vedere e vivere la disabilità?
“Il perno della manifestazione è la Convenzione Onu delle Persone con disabilità. Un testo di 50 articoli che indica la strada da percorrere per garantire l’uguaglianza e l’inclusione sociale delle persone che hanno un handicap. E noi vogliamo vivere in modo nuovo, ovvero partecipato. Ogni disabile deve essere messo nelle condizioni di avere un’esistenza piena, gratificante, di dare alla società e non solo di chiedere. E’ proprio dalla società che bisogna partire, è lì che è necessario un cambiamento. Noi portiamo avanti ogni giorno i principi sanciti dall’Onu ma è bene che la società li conosca, riconosca come propri e li condivida”.
Come viene vista la disabilità oggi?
“Ancora resiste un substrato culturale per cui la persona con disabilità è da compiangere o osservare, quasi a distanza, provando pietismo. Per fortuna, questo accade con minore frequenza rispetto a prima. Non siamo più tanto una ‘stranezza’ ma comunque veniamo guardati come persone non in grado di partecipare alla vita sociale, perché spesso, abbiamo bisogno di aiuto per svolgere qualsiasi azione, anche la più semplice. E poi ci sono quelli per i quali siamo eroi. E’ vero che la persona con disabilità compie un grande sforzo, continuo, costante e quotidiano, ma noi vogliamo far capire che la disabilità non è una cosa così incredibile, può capitare a tutti di diventare disabili. E che il nostro sforzo, è tale, solo perché la società non è ancora pienamente inclusiva. Non ci dispiacerebbe vivere meglio ed essere un po’ meno eroi, anzi, tutt’altro. Insomma, è una sorta di circolo vizioso…”
Cosa ha insegnato ai disabili gravi siciliani la battaglia che avete condotto per ottenere i fondi per l’assistenza domiciliare? (Al momento sono stati erogati i primi assegni da 1500 euro al mese, ndr)
“Abbiamo capito che purtroppo all’interno delle istituzioni dovrebbe esserci la più alta sensibilità nei confronti delle persone con disabilità e invece chi ci governa non sa di cosa noi parliamo. Eppure abbiamo buone leggi ma del tutto inapplicate. Abbiamo dovuto metterci contro e a muso duro, e sottolineo contro la classe politica, per ottenere un nostro diritto. L’assegno erogato lo definirei un sollievo, aspettiamo di vedere cosa accadrà e se le promesse verranno mantenute. Personalmente resto convinto che se non avessimo avuto una forte esposizione mediatica ed una grande capacità di resistenza non avremmo ottenuto nulla. Certamente da questa vicenda, l’immagine di chi ci governa ne è uscita compromessa. Ci interessa il presente ma anche il futuro. Non molliamo ed avere il supporto della società è molto importante”.
L’edizione italiana del Disability Pride Italia 2017 è realizzata ed in collaborazione con il centro Sinapsi dell’Università Federico II e con l’Università della Campania Luigi Vanvitelli.
I temi che verranno trattati in occasione delle conferenze sono “Tecnologie al servizio della disabilità”, “Inserimento lavorativo e gravi disabilità”, “Cultura e Turismo Accessibile” e “Vita Indipendente e Autonomia delle persone con disabilità”.
Gli organizzatori ringraziano il sindaco della città di Napoli, Luigi De Magistris e l’intero staff dell’assessorato al Welfare del Comune di Napoli con particolare riguardo all’assessore Roberta Gaeta.