Attraverso un tam tam mediatico e un vorticoso passaparola centinaia di donne oggi a Palermo hanno partecipato al flashmob promosso da ‘Non una di meno Palermo‘ e Arci, rispondendo così alla chiamata delle donne cilene di replicare nella propria città e nella propria lingua la performance da loro ideata e attuata contro lo stupro e la violenza patriarcale.
“Un Violador en tu Camino” è stata ideata, per l’appunto, dal collettivo femminista #Lastesis ed è esplosa il 25 novembre in Cile nel pieno delle massicce proteste contro il governo di Sebastian Piñera e il sistema neoliberista che governa il paese da oltre 40 anni e contro la brutale violenza della polizia. In questo contesto le violenze perpetrate sulle donne cilene assumono più che mai un carattere intimidatorio e simbolico. Esse sono le protagoniste di una rivolta che fa paura perché capace di costruire connessioni sociali e mettere in discussione l’intero sistema.
La performance in pochi mesi si è diffusa in tutto il mondo attraverso la rete internazionale che le donne in lotta hanno saputo costruire in questi anni.
“Oggi, in una delle piazze simbolo di Palermo, abbiamo voluto parlare a tutte le donne della nostra città per spingerle a riconoscere la violenza che subiamo nei luoghi di lavoro o di formazione, attraverso la comunicazione mediatica che ci descrive come oggetti, nel privato delle nostre case e nell’intimo delle nostre relazioni. La violenza di genere ci riguarda tutte, invade ogni ambito della nostra vita, ad ogni latitudine con forme diverse. Per questo abbiamo deciso di fare nostra l’azione delle donne cilene e di declinare il loro testo sulle criticità del nostro territorio, utilizzando anche la nostra lingua siciliana.
Vogliamo trasmettere in pochi minuti la forza che noi tutte insieme possiamo costruire, riconoscendo la violenza troppo spesso taciuta e ribaltando gli stereotipi sessisti. Ad accompagnare la nostra performance un ritmo del sud, scandito da tamburi, che ci lega immediatamente a tutte le donne dei sud del mondo in cui la violenza di genere assume sempre più le forme della devastazione dei territori e delle comunità che li abitano.
Facciamo nostre le parole delle donne cilene ed esprimiamo la nostra rabbia per chi insiste a dire che ce la siamo cercata, per chi non ci crede e punta il dito contro la vittima riabilitando l’aggressore, per chi usa i nostri corpi come oggetto di marketing, per chi taglia i servizi caricando ancora di più le donne di lavoro gratuito e non riconosciuto.
Trasformeremo il silenzio in grido di rivolta e lotteremo ancora perché nessuna resti mai sola!” affermano.
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